I giovani guadagnano meno degli adulti e una donna in Toscana guadagna il 21,1% in meno di un uomo. Tuttavia ci sono alcuni segnali di ripresa, soprattutto della “generazione delle reti”, composta da coloro che sono nati dopo il 1996. È quanto emerge dallo studio “I redditi dei lavoratori dipendenti in Toscana”, la cui elaborazione è stata fatta da Iref su dati dei Caf Acli per il 2020 ed i cui risultati saranno presentati alla festa regionale delle Acli che si terrà l’8 luglio a Ponticino (Arezzo).
Prendendo come termine di paragone la seconda generazione di baby boomers (ovvero le persone nate tra il 1956 e il 1965) e i millennials (nati tra il 1981 e il 1995), si osserva che in Toscana il gap salariale tra genitori e figli è pari a poco più di 6.500 euro. In pratica, a parità di mansione e orari, il figlio potrebbe arrivare a guadagnare fino al 32,5% in meno del padre. Tra i dati positivi emerge che il 27,3% della generazione delle reti, la i-generation (nati tra il 1996 e il 2015), ha un reddito medio compreso tra 12.886 e 19.677 euro.
“È necessario che le politiche per il lavoro seguano l’evolversi della società e strutturino risposte mirate che tengano in considerazione le diverse fasce d’età dei lavoratori, investendo anche su orientamento scolastico e formazione professionale”, commenta Elena Pampana, vicepresidente regionale Acli Toscana con delega al lavoro.
Per quanto riguarda il genere, una donna guadagna appunto il 21,1% in meno di un uomo: su scala locale a Grosseto il gender pay gap è del 32%, pari a 7.242 euro di differenza. Divari salariali oltre il 30% anche a Massa (30,5%) e Livorno (30%). Numeri diversi a Siena (14,8%) e Arezzo (15,1%). Incrociando generazioni e genere, si nota come le lavoratrici millennials e dunque under 40 abbiano la differenza più ampia, con una retribuzione in media inferiore del 42,4% rispetto agli uomini sessantenni. Analizzando provincia per provincia a Livorno la differenza reddituale mediana “padre/figlia” è di 17.386 euro: una figlia può guadagnare il 52,4% in meno del padre. La provincia dove il gap si vede “meno” è Arezzo (34,9%). “È evidente che l’Italia deve ancora crescere per ridurre il gap salariale tra donna e uomo: la parità non si ottiene solo a parole ma nei fatti”, aggiunge Elena Lo Giacco, responsabile Acli Toscana delle politiche per la parità di genere.
Per Giacomo Martelli, presidente di Acli Toscana, fanno sperare i giovanissimi”. In ogni caso occorre “progettare politiche che supportino ed incentivino tutti i lavoratori”.