“Enorme preoccupazione” è stata espressa da Amnesty International e da altre 111 organizzazioni per i diritti umani a seguito dell’annuncio, da parte delle autorità militari di Myanmar, della ratifica di quattro condanne a morte emesse a seguito di “processi gravemente irregolari”. Phyo Zeya Thaw, già esponente della Lega nazionale per la democrazia, e Kyaw Min Yu (noto come Ko Jimmy), attivista per i diritti umani, sono stati condannati a morte ai sensi della legge antiterrorismo per false accuse di attentati e finanziamento del terrorismo. Gli altri due condannati a morte, Hla Myo Aung e Aung Thura Zaw, sono stati giudicati colpevoli dell’uccisione di un’informatrice della giunta militare.
“Le 112 organizzazioni per i diritti umani – viene spiegato in una nota – hanno sollecitato la comunità internazionale a premere sulle autorità militari di Myanmar affinché le quattro esecuzioni non abbiano luogo e sia posta fine alla massiccia repressione avviata dal colpo di stato del 1° febbraio 2021”. Secondo l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici, a partire da quella data sono state emesse almeno 114 condanne a morte. Le ultime esecuzioni in Myanmar risalgono alla fine degli anni Ottanta.
Martedì 21 giugno a Roma, alle 12, Amnesty International e Birmania-Italia Insieme terranno un sit-in di fronte al ministero degli Affari esteri per chiedere che anche il governo italiano agisca per impedire le quattro esecuzioni e per sollecitare le autorità militari di Myanmar a porre termine alla repressione in atto da quasi un anno e mezzo.