Con 122 voti a favore, Francesco Rocca è stato confermato presidente della Federazione internazionale delle Società di Croce rossa e Mezzaluna rossa (Ifrc). Eletto 4 anni fa ad Antalya (Turchia), primo italiano nella storia della Croce rossa a ricoprire questo importante incarico, Rocca è stato chiamato a ricoprire un secondo mandato quadriennale, nel corso della 23ª Assemblea generale dell’Ifrc svoltasi a Ginevra, dai rappresentanti di 192 Società nazionali di Croce rossa e Mezzaluna rossa. Attualmente Rocca è anche presidente della Croce rossa italiana.
“Viviamo in tempi estremamente difficili – ha commentato Rocca dopo la proclamazione – in cui le crisi più complesse si riverberano a livello globale: instabilità economica, carenza di cibo, emergenze sanitarie e crisi climatica, si sono sovrapposte, definendo rischi senza precedenti per il mondo. Sono molto orgoglioso di raccogliere questa sfida insieme ai nostri 14 milioni di volontari della Croce rossa e Mezzaluna rossa. Questa conferma è un tributo al loro duro lavoro, alla resilienza e alla capacità di affrontare ogni tipo di emergenza. Dedico perciò la vittoria di oggi ad ogni singolo volontario che, in questo momento, è al servizio della comunità”.
Affrontare il crescente impatto umanitario della crisi climatica, ridurre le disuguaglianze sanitarie, sostenere e proteggere i migranti: queste le tre priorità elencate nel consesso svizzero dal nuovo presidente dell’Ifrc. Rocca ha esortato la comunità internazionale a mettere al primo posto la solidarietà globale e a tradurla in azione: “Quando ci sono volontà politica, dialogo aperto e decisioni multilaterali, tutto è possibile. La risposta politica e collettiva alla crisi ucraina ha mostrato cosa si può fare quando l’umanità e la dignità vengono prima di tutto, quando c’è la volontà di assistere e proteggere le persone”.
“La pandemia – ha inoltre evidenziato Rocca – ha mostrato al mondo il ruolo fondamentale svolto dagli attori locali, come i nostri volontari della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, nel rispondere alle crisi. Ecco perché la localizzazione degli aiuti umanitari è il modo più efficace per salvare vite umane e costruire comunità più sicure, forti e sane”.