“La Caritas non fugge dalle cose difficili, né ha timore di intervenire, con umiltà e fermezza, per promuovere i diritti di tutti: ad esempio per ricordare che non ci possono essere profughi di serie A e di serie B e che le guerre sono qualcosa di tragico e di folle non solo quando avvengono relativamente vicine a noi”. Lo ha detto oggi pomeriggio mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas italiana, in apertura del 42° Convegno nazionale delle Caritas diocesane in corso a Rho (Milano) fino al 23 giugno. Dopo la pandemia, ha detto, “la rete delle Caritas diocesane, sempre insieme a Caritas italiana, sta affrontando bene anche la più recente, ma non meno tragica emergenza legata alla guerra in Ucraina. Lo stanno facendo con la consueta generosità, con competenza e intelligenza, sentendosi espressione delle Chiese locali e sempre senza alcuna pretesa di esclusività, ma con quello spirito di collaborazione con tutti e l’intento promozionale e pedagogico che è tipico fin dall’origine del nostro modo di essere Caritas”. Anche cercando risposte a “quell’impegnativa domanda sul come essere non ‘pacifisti’, ma ‘pacificatori’, ‘operatori di pace’ in una realtà complessa, dura e difficile, dove non è semplice intuire come garantire insieme valori quali la pace, la giustizia, la libertà, la solidarietà, la riconciliazione”. E proprio perché oggi si celebra la Giornata mondiale del rifugiato, mons. Redaelli ha precisato al Sir che “tutti i rifugiati sono importanti, non solo gli ucraini. Tutti hanno bisogno di essere accolti e diventare primi”. Da qui l’invito a “garantire accoglienza e pari dignità a tutti, senza discriminare e rispettando i diritti delle persone”. Riguardo alla difficile congiuntura economica e all’aumento dei prezzi, il presidente di Caritas italiana ha riferito di “un numero spaventoso di persone che si rivolgono alle Caritas per chiedere aiuto per pagare le bollette”. Mons. Redaelli ha confermato anche l’aumento della povertà degli anziani e dei migranti, come risulta dai recenti dati Istat, “ma anche dei giovani – ha aggiunto -, che vivono una precarietà affettiva e di orientamento, mentre i migliori fuggono all’estero”. Ai giovani – 130 su 540 partecipanti al convegno – sarà dedicata particolare attenzione con un incontro su come comunicare la carità nei territori.