Un appello a “far tesoro delle pandemie. E ricordarci chi sono i più deboli, gli anziani, le persone con malattie psichiatriche, con problemi di relazione”. “Non tornate quelli di prima! Dobbiamo cambiare, dobbiamo crescere, far tesoro di queste tragedie con la nuova consapevolezza che non ci siamo solo noi ma ci sono gli altri”. Lo ha rivolto oggi pomeriggio il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, parlando in videoconferenza ai partecipanti al 42° Convegno delle Caritas diocesane che si è aperto oggi a Rho (Milano) sul tema “Camminare insieme sulla via degli ultimi”. Il presidente della Cei ha ringraziato le Caritas per il grande impegno durante la pandemia: “Grazie perché avete vissuto mesi e anni di grande pressione, con l’aumento dei poveri, l’isolamento, il disorientamento e le difficoltà. Ma ripensare i modi per vivere la carità è stato molto salutare perché ci costringe a cambiare abitudini un po’ invecchiate e accorgerci di situazioni nuove come la pandemia e la guerra”. Il card. Zuppi ha soprattutto ricordato alla Caritas che “voi siete la Chiesa, non una agenzia esterna a cui la Chiesa affida la carità”. Da qui un invito “a coinvolgere tutte le comunità, altrimenti diventate una agenzia esterna a cui affidiamo delle opere. Ma le opere hanno senso perché sono legate alle nostre comunità” e “non possiamo accettare che lo spirituale vada da una parte e le opere dall’altra”. “Dobbiamo sentire l’urgenza delle risposte – ha sottolineato -, non diventate un settore a parte ma ricordate a tutte le nostre comunità di camminare tutti sulla via degli ultimi”, ricordando che “non basta fare qualche cosa ma bisogna risolvere le cause”: “Aiutare i poveri con il denaro deve essere sempre un livello provvisorio per far fronte alle emergenze, l’obiettivo è togliere le cause e dare ai poveri una vita degna”. Anche l’indispensabile professionalità, ossia “la capacità di rendere progetto la generosità, va sempre legata alla motivazione”, ha precisato. A proposito della guerra in Ucraina, ha invitato “ad essere operatori di pace, artigiani di pace. Su questo c’è molto da impegnarsi e impegnare soprattutto i giovani”. “Non crediamo a quelli che dicono il tempo della misericordia è passato – ha concluso -. Aiutate la Chiesa italiana ad essere quella madre ansiosa che non lascia nessuno indietro”.