“Oltre a generare disagio, malessere ed amplificare la percezione del carcere come luogo di degrado ed emarginazione, il sovraffollamento – insieme ad una grave carenza di strutture, risorse e personale – rappresenta uno dei principali ostacoli alla salvaguardia di diritti fondamentali della persona, come quello all’istruzione, al lavoro o alla sfera degli affetti. Diritti che non sono solo guarentigie di una dignità umana che il carcere non può sopprimere, ma anche strumenti irrinunciabili per trasformare la pena in un’occasione di riscatto, recupero e rinascita sociale, come prescrive la Costituzione”. Lo ha affermato questa mattina il presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, in occasione della presentazione della Relazione annuale del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
Negli istituti penitenziari così come nelle comunità di recupero, nei centri di prima accoglienza e nelle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza o nei reparti per i trattamenti sanitari obbligatori, ha sottolineato la seconda carica dello Stato, “in questi ultimi due anni segnati dal Covid, la completa chiusura all’esterno e i lunghi periodi di quarantena e isolamento si sono spesso tradotti in intollerabili sofferenze per chi già si trovava a vivere situazioni personali di grande fragilità”.
Sul sovraffollamento nelle strutture, Casellati ha evidenziato che “nonostante gli importanti sforzi compiuti in questi anni, anche sul piano legislativo, per contenere i flussi in ingresso e allargare quelli in uscita dalle carceri, il numero delle persone attualmente detenute in Italia continua ad essere pericolosamente al di sopra dei limiti di capienza, con un tasso medio del 105/110% dei posti disponibili”. “Vi sono poi situazioni di vera emergenza, come ad esempio in Puglia e in Lombardia, dove la concentrazione della popolazione carceraria arriva a superare il 130% e, in alcuni casi, persino il 160% dei posti disponibili”, ha proseguito, convinta che “occorre quindi un convinto cambio di passo”. “Altrimenti – ha ammonito – continueremo a confrontarci con un sistema che incatena: nel tempo e nello spazio. Che umilia e non riabilita. Un sistema in cui il tasso di suicidi in carcere continua ad essere tra i più alti in Europa, senza contare i numeri sempre più in crescita dei tentativi di suicidio e degli atti di autolesionismo”. Per la presidente, inoltre, c’è “l’esigenza di rafforzare il supporto psicologico e psichiatrico nelle strutture detentive, investendo sulla prevenzione e immaginando percorsi mirati per le persone più fragili e a rischio”.