“L’aborto, la povertà e tutte le storture rientrano nel modello di società che produce rifiuti e disprezza la vita quando è ostacolo. Tutto è lecito purché si raggiunga il profitto e la vita diventa strumento”. Lo ha detto Filomena Maggino, docente di Scienze statistiche dell’Università La Sapienza, oggi a Roma, durante l’evento conclusivo del corso pilota per la Pastorale della accoglienza promosso dall’Ufficio nazionale della Pastorale della Salute, dall’associazione “Difendere la vita con Maria” e l’Istituto superiore di scienze religiose di Novara. “Per cambiare – afferma – l’educazione è fondamentale ma se la società continua a valutarsi sulla base degli equilibri contabili allora non ce la facciamo”. La professoressa ricorda come quando, a capo della Cabina di regia Benessere Italia, durante il governo Conte, riteneva che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sarebbe dovuto essere valutato in base all’impatto sulla vita e sul benessere delle persone. “Ora invece ho visto che sarà valutato sul Pil”, commenta. Per la docente, gli indicatori sulla soddisfazione esistono già, “il problema è volerli leggere e avere una prospettiva”. “Fra le tante parole chiave da adottare c’è la parola rispetto che vale per se stessi, per il proprio corpo, per la mente e l’ambiente. Deve diventare modus vivendi, la lente attraverso la quale vediamo e viviamo la realtà. Se ci riconosciamo in una comunità e abbiamo fiducia siamo in grado di costruire il futuro. Se la fiducia si abbassa, la comunità arriva a un punto di rottura e crolla, non ci si fida, non si ha più la speranza e non si progetta più. Siamo molto vicini al punto di rottura secondo le mie analisi. Non è la matematica che ci aiuterà a recuperare ma è porsi degli obiettivi che ruotano intorno alla parola rispetto”.