Negli ultimi giorni si sono registrati diversi episodi di tensioni nel Parlamento in Bulgaria, inclusa la violenza fisica, dopo la decisione del partito dello showman Slavi Trifonov di ritirare il suo appoggio al governo attuale. L’esecutivo era sostenuto dal partito anticorruzione “Continuiamo il cambiamento” del premier Kiril Petkof, dal partito dello showman e dai socialisti. Nella giornata di ieri è stata votata la sfiducia al presidente del Parlamento Nikola Minchev, rimosso dalla carica con i voti dei conservatori di Gerb dell’ex premier Boyko Borissov, il movimento della minoranza turca, il partito filorusso e una parte del partito dello showman Trifonov. In realtà, circa sette parlamentari di questa formazione si sono staccati dal loro gruppo parlamentare e aggregati a quello del premier Petkov. I numeri però sono a favore delle forze di opposizione, perché, su 240 parlamentari, 125 sono contro il governo di Petkov, mentre l’esecutivo gode dell’appoggio di 113 deputati. Ieri sera di fronte al Parlamento si sono radunati diversi manifestanti per esprimere solidarietà al governo di Petkov. “Finché siamo qui, in piedi, abbiamo coraggio, non daremo la Bulgaria a questi mafiosi e lotteremo fino alla fine”, ha dichiarato ieri notte il premier Kiril Petkoff, che ha camminato insieme ai manifestanti. Ed ha aggiunto che non intende fare alleanze con i partiti fuori dalla coalizione e non ha paura di andare a nuove elezioni. Tornare alle urne, secondo gli esperti, si prospetta la variante più probabile per la politica bulgara. Dopo uno stallo politico di 9 mesi, Sofia rischia di tornare nella spirale delle elezioni senza nessuna certezza che i partiti del nuovo Parlamento riusciranno a formare un governo. Tutto questo sullo sfondo di una crisi energetica e di inflazione che sta affliggendo in modo molto forte la popolazione bulgara.