“Pessima cosa abituarsi all’idea che l’unico modo per risolvere le questioni sia quello della violenza, con armi e altri mezzi di questo tipo. Purtroppo, c’è una logica diabolica… È una menzogna che la guerra sia lo strumento per la risoluzione dei conflitti. Lo affermano i principi, le istituzioni del nostro Paese – San Marino –, lo afferma anche la Costituzione della vicina Italia, che ‘ripudia la guerra per risolvere le questioni internazionali’. Questo vuol dire non rassegnarsi all’idea che i più potenti abbiano ragione, significa pensare che c’è un altro modo per resistere. I cristiani lo sanno da sempre”. Lo ha affermato questa mattina, il vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Andrea Turazzi, nell’omelia pronunciata per la solennità del Corpus Domini.
“Quando si fa la guerra in Europa, quando si muore di fame in Africa, nel vicino Oriente, si dice – di fatto – che la morte è inevitabilmente la soluzione”, ha osservato il vescovo. “Allora si decide anche di non far nascere i bambini con l’aborto”, ha proseguito, evidenziando che “la mia è una esile voce, ma è resa forte, sicura, persuasiva, insieme a quella di tanti altri, che contestano queste logiche di morte, con argomenti di ragione e con argomenti di fede”.
Riflettendo sul significato della celebrazione del Corpus Domini, mons. Turazzi ha sottolineato che il messaggio che ne deriva è quello di “una fraternità che ci impegna”. “Nessuno si salva da solo!”, ha ripetuto, aggiungendo che “molti lo stanno capendo, ma c’è anche chi rimane chiuso nel suo individualismo. Questo vale per il mondo produttivo (proprio ieri sono uscite le statistiche dell’Istat sulla povertà in Italia), per l’organizzazione sociale, la scuola, la Chiesa, vale per la nostra Repubblica di San Marino, per tutti noi e per le nostre famiglie. È una sfida veramente dura, ma anche bella come tutte le prove che hanno un orizzonte. E noi abbiamo un orizzonte: siamo qui per questo. Dobbiamo, allora, mantenerlo fisso questo orizzonte, anche se succede di fare fatica”.
“La proposta costruttiva”, ha osservato, è “quella che ci viene da questo Pane di Vita, Corpus Domini. L’attenzione ai più piccoli, ai più poveri, ai più deboli è una priorità. L’accoglienza e l’assicurazione di un posto per tutti attorno alla mensa, un imperativo. Il Vangelo insiste nell’osservare che la distribuzione del pane, allora, fu a favore di tutti. Non ci possono essere disuguaglianze e disunità alla tavola del Signore. Impossibile defilarsi dalle responsabilità col pretesto che non si può rimediare a tutta la miseria che c’è nel mondo”. “Nel nostro servizio – ha esortato – non pensiamo d’aver fatto abbastanza: che Gesù Cristo ci usi misericordia! E nel nostro impegno non pensiamo d’aver faticato invano. Il Signore sa la sincerità del nostro proposito”.