“Sotto la temporanea occupazione russa, la situazione dei diritti umani in Crimea è notevolmente peggiorata. Molteplici gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario non sono state indagate in modo tempestivo ed efficace”. Questo dice un documento approvato dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa alla luce di quanto il segretario generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić aveva riferito nel suo rapporto periodico pubblicato il 4 maggio scorso. Oltre alla condanna di quanto sta avvenendo in quella porzione di territorio illegalmente annesso alla Federazione russa, c’è “profonda preoccupazione” perché la Russia ha sempre negato al Commissario per i diritti umani e ai rappresentanti di altri meccanismi di monitoraggio di accedere in Crimea. Il Comitato chiede quindi al segretario generale di “prendere tutte le misure necessarie, anche attraverso un dialogo con tutte le parti interessate” perché gli organismi deputati del Consiglio possano visitare la Crimea. Il documento ovviamente ribadisce la “ferma condanna dell’aggressione armata non provocata e ingiustificata della Federazione Russa contro l’Ucraina”, esorta l’invasore a “ritirare le sue forze militari e armi” dal Paese invaso e a “impegnarsi in modo costruttivo in colloqui di pace volti a ripristinare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Il Comitato chiede altresì il rilascio di “tutti coloro che sono stati detenuti illegalmente” e che sia revocata la decisione di dichiarare il Mejlis, organo rappresentativo del popolo tataro di Crimea, un’organizzazione estremista vietata.