La Conferenza episcopale colombiana ribadisce l’invito ai cittadini ad esercitare la propria decisione politica in modo “consapevole, informato e responsabile, conoscendo i programmi”. Allo stesso modo, mette in guardia sui rischi che corrono circa 380 comuni in Colombia, per i quali chiede alle autorità di occuparsi di questi territori al fine di garantire e proteggere il diritto di voto. Ad affermarlo è mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, delegato della Conferenza episcopale della Colombia (Cec) per i rapporti Chiesa-Stato, a pochi giorni dal ballottaggio per le presidenziali, che domenica vedrà confrontarsi Gustavo Petro (sinistra) e l’indipendente Rodolfo Hernández, considerato il “Trump colombiano”, grande sorpresa emersa dalle elezioni. I sondaggi finora hanno fotografato una situazione di sostanziale equilibrio.
Mons. Henao invita a una scelta di carattere etico, che guardi “al bene del Paese”. Anche agli attori politici viene chiesto un atteggiamento eticamente responsabile, “a partire dalla maniera nella quale vengono rivolte le proposte politiche”, nella prospettiva di un consolidamento del futuro del Paese.
La preoccupazione della Chiesa colombiana è di fare in modo che si eviti il rischio che il momento elettorale sia ulteriore occasione di violenza e di violazione di diritti, compreso “quello alla mobilità”, intaccato nelle settimane scorse in vaste zone del Paese dallo “sciopero armato”, cioè una sorta di coprifuoco, messo in atto da gruppi armati e paramilitari. In tale contesto, anche il semplice esercizio del voto, da parte di cittadini di comunità periferiche, diventa rischioso. “Si deve poter esercitare il voto in modo libero e responsabile”. Mons. Henao rivela che, secondo le consultazioni avute con gli osservatori, ci sono 95 municipi in cui esiste un rischio estremo rispetto all’esercizio delle libertà, compreso il diritto al voto, 160 in cui esiste un rischio alto e 120 in cui esiste un rischio medio.