Ha da poco preso il via, in Siria, il nuovo progetto di Aibi-Amici dei Bambini co-finanziato dai fondi 8×1000 a gestione statale 2019 che mira al rafforzamento della resilienza delle famiglie attraverso l’assistenza umanitaria e il supporto alle attività agricole. La zona dell’intervento, spiega Aibi, è l’area di Nord-Ovest del Paese, nella provincia di Idlib, dove l’ong opera ormai da anni insieme al partner locale Kids Paradise. In particolare, l’azione si sviluppa in dieci villaggi rurali della Al Rouj Valley (sub-distretto di Ariha) e presso i campi profughi e gli insediamenti informali del sub-distretto di Ma’ar Tamsreen, al confine con la Turchia. Sono tutte zone provate dalla guerra che ormai prosegue praticamente ininterrotta da oltre 10 anni. Il progetto, che ha una durata di 12 mesi e un budget complessivo di 331.000 euro, mira a migliorare la sicurezza alimentare dei beneficiari, offrire assistenza alimentare nei campi profughi, rafforzare la resilienza delle famiglie colpite dal conflitto sostenendo l’agricoltura e l’auto sostentamento produttivo e alimentare con la promozione di attività generatrici di reddito. “Si cercherà – affermano da Aibi – di supportare lo sviluppo della catena del valore promuovendo la costruzione di infrastrutture produttive e servizi di supporto. Al fine di contribuire al raggiungimento di tali obiettivi, nel corso del progetto si svolgeranno, più nello specifico, le seguenti attività: distribuzione di pane a 2.000 nuclei famigliari vulnerabili nei campi profughi e negli insediamenti informali nelle zone rurali di Ma’ar Tamesreen; l’acquisto di 350 tonnellate di grano da coltivatori locali (con particolare attenzione alle famiglie gestite da donne, con numerosi bambini, senza reddito e con familiari disabili), o dal mercato locale, in modo da sostenere la produzione di grano e il reddito dei coltivatori del luogo, rafforzando la loro resilienza; la pulizia, sterilizzazione e il confezionamento di 50 tonnellate di grano da distribuire a 400 agricoltori vulnerabili (ivi comprese le famiglie gestite da donne e/o con a carico disabili), così da sostenere la produzione agricola e contribuire a ripristinare la catena di produzione del grano”.