Far sì che in ogni parrocchia o comunità di sia “un servizio pastorale di accompagnamento delle coppie in crisi”. È una delle proposte contenute negli ”Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale”, a cura del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, in cui si dedica ampio spazio all’accompagnamento delle coppie in crisi e alle indicazioni pastorali per l’accompagnamento degli sposi nei primi anni di matrimonio. “La prevenzione delle rotture è un fattore decisivo oggi per evitare separazioni, che possono deteriorare e danneggiare il vincolo in maniera irreparabile”, la constatazione del testo: “Poiché l’esperienza dimostra che in situazioni difficili o critiche la maggioranza delle persone non ricorre all’accompagnamento pastorale, perché non lo sente comprensivo, vicino, realistico, incarnato, è opportuno che − oltre al pastore − siano i coniugi, specialmente coloro che hanno fatto esperienza di una crisi superata, a farsi ‘accompagnatori’ delle coppie in difficoltà o già divise”. Di qui la necessità di “dotarsi di progetti di formazione destinati alle coppie che accompagneranno sia coloro che sono in crisi sia i separati, per creare le condizioni per un servizio pastorale all’altezza dei bisogni delle famiglie”. Duplice, per il Dicastero, dovrà essere l’attenzione: “ai coniugi in difficoltà, ma anche ai figli, ove presenti, che vanno accompagnati con un dialogo psicologico e spirituale capace di cogliere il loro disagio personale e familiare e di supportarli”.
“Ci sono crisi comuni, che accadono in tutti i matrimoni, che segnano alcune tappe della vita familiare (l’arrivo del primo figlio, l’educazione dei figli, il “nido vuoto”, la vecchiaia dei genitori); ma ci sono anche crisi personali, legate a difficoltà economiche, lavorative, affettive, sociali, spirituali, o a circostanze ed eventi traumatici e inaspettati”. In tutti questi casi, “la faticosa arte della riconciliazione, che necessita del sostegno della grazia, ha bisogno della generosa collaborazione di parenti ed amici, e talvolta anche di un aiuto esterno e professionale”. Nella pratica, “si tratta di creare spazi e percorsi capaci di introdurre le persone all’arte del discernimento nella vita quotidiana per saper riconoscere per tempo le situazioni di sofferenza, le occasioni di pericolo da evitare, le immaturità e le ferite da superare”. Fra le varie proposte suggerite agli sposi nel documento, quella di tenere un “Diario del matrimonio”, per “una sorta di verifica periodica della comunione coniugale, in cui annotare gioie e sofferenze e tutto ciò che costituisce il vissuto concreto della vita degli sposi”.