Coronavirus Covid-19: Università Cattolica, in una ricerca il cambiamento tra vita in privato e quella in pubblico in conseguenza di pandemia

La ricerca di un’équipe multidisciplinare di docenti dell’Università Cattolica, nell’ambito del progetto triennale “Behavioural-Change: prospettive per la stabilizzazione di comportamenti virtuosi verso la sostenibilità”, mira innanzitutto a rilevare il cambiamento tra vita in privato e vita in pubblico. Un approfondimento, curato dalla psicologa della leadership Claudia Manzi, è stato dedicato al tema “Genitori lavoratori: il ruolo dei processi identitari”. Da due studi nella primavera del 2021 su lavoratori-genitori italiani si evince che “essere in grado di integrare l’identità genitoriale e quella lavorativa è associato a una migliore qualità del lavoro e a un maggiore benessere personale”. Inoltre, “una suddivisione equa del carico di cura all’interno della coppia aiuta le donne a integrare le due identità”.
La pandemia ha accelerato il processo di cambiamento nel mondo del lavoro e ad indagare l’intensità nell’utilizzo dello smart working e la soddisfazione che ne deriva è stata l’équipe di Barbara Barabaschi, docente di Sociologia economica. Considerando un campione di 302 lavoratori nel settore privato che hanno fatto ricorso al lavoro a distanza, “sono state identificate quattro categorie di lavoratori: quelli speranzosi che hanno mostrato una bassa intensità e un’alta soddisfazione, quelli delusi con alta intensità e bassa soddisfazione, quelli marginali con entrambi i valori bassi, gli entusiasti con entrambi i valori alti”.
Come hanno interagito internet e i social media in questo processo rapido di trasformazione della vita quotidiana che si è ormai radicato nelle vite di tutti? Giuseppe Riva, docente di Psicologia della comunicazione, ha coordinato un gruppo di lavoro sulla validazione di un nuovo strumento per misurare le dinamiche di engagement con la tecnologia, la Technology Engagement Scale, in grado di prevedere la frequenza delle attività online durante la pandemia.
Un’altra area di indagine del progetto riguarda le capacità relazionali, gli immaginari e le paure delle persone. Il gruppo di ricercatori che fanno capo a Antonella Marchetti, docente di Psicologia dello sviluppo, ha individuato alcuni costrutti (pericolo, xenofobia, contagio, stress e compulsione) e ha analizzato come hanno impattato sui soggetti partecipanti allo studio. Dalle analisi emerge come “in tutti i fattori i valori medi diminuiscano al crescere del livello di istruzione e siano particolarmente elevati per quei partecipanti che dichiarano di aver perso il lavoro a causa della pandemia. È interessante notare come riguardo allo stress causato dal Covid-19 le persone più anziane sembrano fronteggiarlo meglio”.
Il Covid ha impattato fortemente anche su comportamenti e attitudini prosociali. Attraverso l’uso di giochi o “situazioni incentivate” i ricercatori del gruppo coordinato da Mario Maggioni, docente di Economia dell’innovazione, hanno provato che lo stress provocato dal virus ha indotto le persone più propense ad approfittare della propria buona sorte ad essere più severe nel giudicare lo stesso comportamento messo in atto da altri.

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