Charles de Foucauld “ha molto da dire anche a voi, come a tutti i cristiani del nostro tempo”. Ne è convinto il Papa, che ricevendo in udienza i partecipanti al Capitolo generale dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi) ha ricordato come il santo, da lui canonizzato il 15 maggio scorso, “a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti”. “Preghiera e fraternità: la Chiesa deve tornare a questo nucleo essenziale, a questa semplicità irradiante, naturalmente non in modo uniforme, ma nella varietà dei suoi carismi, dei suoi ministeri e delle sue istituzioni; ma tutto deve lasciar trasparire questo nucleo originario, che risale alla Pentecoste e alla prima comunità, descritta negli Atti degli Apostoli”, l’esortazione del Papa: “Spesso noi siamo portati a pensare la profezia come una realtà individuale – e questa è una dimensione che rimane sempre vera, sul modello dei profeti d’Israele –. Ma la profezia è anche e direi soprattutto comunitaria: è la comunità che dà testimonianza profetica. Penso alle vostre fraternità, formate da persone provenienti da tanti Paesi, da culture diverse. Non è facile, è una sfida che si può accettare solo contando sull’aiuto dello Spirito Santo. E poi questa vostra piccola comunità, che vive di preghiera e fraternità, è chiamata a sua volta a dialogare con l’ambiente in cui vive, con la gente, con la cultura locale. In questi contesti, dove spesso, oltre alla povertà, si sperimenta l’insicurezza e la precarietà, voi siete inviati a vivere la dolce gioia di evangelizzare”. “Questa parola la usa San Paolo VI, nella sua Evangelii nuntiandi: evangelizzare è la missione della Chiesa, evangelizzare è la gioia della Chiesa”, ha concluso a braccio: “Prendete l’Evangelii nuntiandi, che ancora oggi è vigente, e vi darà tanti spunti di riflessione”.