La quinta edizione di “Castiglione Cinema – RdC Incontra”, il festival organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, si è conclusa ieri, domenica 12 giugno, con la partecipazione di ospiti di primo piano.
Nella suggestiva location del Palazzo della Corgna, Giulio Scarpati e Nora Venturini hanno incontrato il pubblico. Quarantuno anni insieme ricchi di esperienze condivise e di sostegno professionale. “Quando va bene in famiglia c’è un artista, quando va male ce ne sono due – ha scherzato Venturini –. Il primo che legge i miei romanzi è Giulio. Facciamo due professioni che camminano individualmente ma che si sono incontrate. Ci scambiamo opinioni, il confronto c’è sempre”. L’attore ha raccontato: “La competizione sul piano professionale non c’è mai stata. Se c’è un successo forte, l’una ha il compito di tenere l’altro con i piedi per terra e viceversa. Il giudizio della persona a cui vuoi bene significa dire cose vere e non ipocrite. Il consenso ecumenico fa male all’artista. Così come avere troppi soldi per fare qualcosa. Stimolare la creatività senza mezzi produce cose belle. La vita insieme ci ha permesso di bilanciarci e aiutarci a vicenda”.
Scarpati ha poi letto alcuni passi del libro “Paesaggio con ombre” (Mondadori editore), ultima pubblicazione di Nora Venturini. La scrittrice, sul genere, ha aggiunto: “Andrea Camilleri ha dato dignità italiana al genere, visto come occasione per offrire uno spaccato sociale sulla contemporaneità. Il giallo è raccontare un fatto drammatico con una lente che spesso è filtrata da una battuta comica e dall’ironia”.
È stato poi il momento dell’incontro con Margherita Buy e Giuseppe Piccioni, il cui rapporto artistico ha radici lontane. “Devo ammettere che sono stato molto fortunato a lavorare con Margherita Buy – ha detto il regista –. Si tratta di un rapporto speciale, una strana amicizia mai sciupata. Io faccio finta di essere rude e lei si adatta con dolcezza. Lei è una musa, mantiene sempre una sua integrità”. L’attrice ha raccontato: “Giuseppe è un regista che ama molto le donne. Noi attrici difficilmente ci sentiamo capite dagli uomini che ci dirigono infatti io lavoro molto bene con le registe perché il dialogo è più semplice. Lui sa entrare nel nostro mondo, si identifica con noi: la bellezza di lavorare con lui sta nella possibilità di interpretare ruoli al di là degli stereotipi”.