I fedeli della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla sono invitati ad “esercitare il massimo discernimento confrontandosi con i propri pastori per non incorrere in aperte violazioni della comunione ecclesiale e in irregolarità nei sacramenti”. Si conclude con queste parole un comunicato diffuso oggi dalla Curia di Reggio Emilia-Guastalla con il quale si prendono le distanze dalle iniziative di don Claudio Crescimanno e di don Andrea Maccabiani.
“Fin dal suo ingresso – viene spiegato – mons. Giacomo Morandi si è orientato per operare con tenerezza e compassione; infatti i compiti di un vescovo”. In un precedente comunicato, diramato il 5 giugno scorso, “è stato segnalato che in diocesi si tengono incontri in contesti privati in cui vengono replicati eventi promossi e guidati da don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani”. Dalla Curia precisano che “il vescovo non è stato in alcun modo informato della presenza dei suddetti e di quanto vanno operando, ciò in violazione della comunione ecclesiale e del diritto canonico”. E viene evidenziato che, per quanto riguarda le celebrazioni eucaristiche, “la liturgia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, rifugge da ogni privatizzazione; un sacerdote, se sconosciuto, può essere ammesso a celebrare la messa purché esibisca la lettera del suo Ordinario o celebret”. “Nelle situazioni in esame – si sottolinea – ciò non è avvenuto; pertanto, celebrare senza il consenso dell’ordinario diocesano è un atto illecito, seppur valido”. Inoltre, relativamente alle “celebrazioni secondo la liturgia romana anteriore alla riforma del 1970”, si ricorda che “al vescovo, quale moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa a lui affidata, spetta regolare le celebrazioni nella diocesi. È sua esclusiva competenza autorizzare l’uso del Missale Romanum del 1962, seguendo gli orientamenti dalla Sede Apostolica (cfr. Traditionis custodes)”. “Nella nostra diocesi – viene rilevato nel comunicato – non sono state avanzate richieste di costituzione di nuovi gruppi; ove venissero poste in essere celebrazioni che utilizzino il Missale Romanum del 1962, i fedeli dovranno ritenerle non conformi”. Infine, relativamente alle confessioni, “per la valida assoluzione dei peccati si richiede che il ministro, oltre alla potestà di ordine, abbia la facoltà di esercitarla sui fedeli ai quali imparte l’assoluzione: la confessione senza facoltà è invalida”.