“Il tempo che stiamo vivendo ci sollecita ad una attenzione grande al cammino sinodale di tutta la Chiesa. Siamo chiamati a riscoprire la profondità della nostra vocazione e del nostro compito. L’invito che ci è fatto è quello a seguire Gesù più da vicino e per dirgli grazie”. Al tempo stesso offre “ai religiosi e alle religiose l’opportunità di riflettere sul senso grande della loro chiamata”. È quanto scrive il vescovo di Imola, mons. Giovanni Mosciatti, nel suo messaggio diffuso in occasione del Giubileo della vita consacrata che la diocesi celebrerà il 12 giugno nell’ambito delle celebrazioni per i 750 anni dalla dedicazione della cattedrale di Imola a San Cassiano Martire. Nel testo il presule richiama tre parole, “incontro, stupore e gratitudine”, che Papa Francesco scelse per il grande Giubileo della vita consacrata del 2016 e che sono tre pilastri della vita consacrata: “I consacrati e le consacrate sono chiamati ad essere uomini e donne dell’incontro. La vocazione, infatti, non prende le mosse da un nostro progetto pensato ‘a tavolino’, ma da una grazia del Signore che ci raggiunge, attraverso un incontro che cambia la vita”. Lo stupore: avere “nel cuore sana inquietudine per il Signore. Come persone consacrate siamo custodi dello stupore. Uno stupore che chiede di essere sempre rinnovato; guai all’abitudine nella vita spirituale; guai a cristallizzare i nostri carismi in una dottrina astratta: Siamo chiamati oggi a compiere scelte profetiche e coraggiose”. Gratitudine: “Per l’incontro con Gesù e per il dono della vocazione. Questa è una parola che può sintetizzare tutto quello che abbiamo vissuto in questo anno della vita consacrata: gratitudine per il dono dello Spirito Santo, che sempre anima la Chiesa attraverso i diversi carismi”. Per mons. Mosciatti quello del Papa è un “richiamo potente in un tempo come il nostro. La vita consacrata non è sopravvivenza ma vita nuova”.