“Due giorni di convegno dove storici del cristianesimo e del cinema, si sono incontrati ed insieme hanno dialogato sulle metodologie di approccio alle memorie audiovisive del cattolicesimo. Sono stati interventi molto interessanti perché eterogenei”. Così mons. Dario Edoardo Viganò, fondatore e presidente del Cast (Catholicism and Audiovisual Studies) dell’Università Telematica Internazionale Uninettuno, tirando le somme al termine del convegno “La storia del cattolicesimo contemporaneo e le memorie del cinema e dell’audiovisivo”, svoltosi ieri ed oggi nel palazzo Antici Mattei di Roma. “Questo patrimonio, come dice l’Unesco e tutti gli studiosi, va salvaguardato, perché c’è una paradossalità: la pellicola, il cinema, è giovane ma è anche molto fragile. Si calcola che il 15% del patrimonio è andato perduto”, prosegue l’accademico che sottolinea l’importanza della tavola rotonda con le grandi Istituzioni cinetecarie italiane ha messo in evidenza come conservare una pellicola è salvare la storia di persone, aprendo anche alla presentazione dell’archivio del cattolicesimo e le memorie audiovisive. “Le sollecitazioni all’interno della Chiesa iniziano già da Pio XII. Papa Francesco continuamente torna a far riferimento al cinema come memoria di un’identità sociale, più puntualmente all’urgenza ed alla necessità di salvaguardare la memoria audiovisiva perché vuol dire salvaguardare una cultura, una parte documentale e fondamentale sulla quale gli storici di domani potranno costruire e comprendere anche l’agire della Chiesa”, le dichiarazioni del presidente del Cast che ricorda quanto emerso dal convegno in merito alle varie culture cattoliche. “In questo poliedrico assetto della cultura cattolica, è difficile dare giudizi unitari, ma certamente subito prima del Concilio, anni di grande vivacità e grande creatività culturale, rispetto al cinema la Chiesa ha fatto un po’ una retromarcia per vari motivi”, l’analisi di mons. Viganò, che conclude: “In questo momento l’attenzione all’audiovisivo in generale è cresciuta molto. Questo grazie anche a degli interventi, ma anche all’associazionismo cattolico, lo sviluppo della comunicazione della Conferenza episcopale italiana e tutto quanto messo in campo dalla Chiesa italiana in ambito audiovisivo”.