Russia: contro Navalny un nuovo capo di accusa. “Avrei creato un gruppo estremista per incitare all’odio contro funzionari e oligarchi”

“Forse Putin non mi odia, ma segretamente mi adora e per questo vuole che stia nascosto in un bunker sottoterra, sotto lo sguardo di persone affidabili, proprio come lui”. Con grande ironia Aleksey Navalny ha raccontato sui suoi profili social il fatto che è stato aperto un nuovo fascicolo contro di lui. È passata una settimana da quando, il 24 maggio, la condanna a 9 anni di regime duro per il leader dell’opposizione è stata confermata. Ora il nuovo capo d’accusa: “Avrei creato un gruppo estremista per incitare all’odio contro funzionari e oligarchi”, ha spiegato Navalny. “Potrebbero aggiungere fino a 15 anni in più alla mia condanna”, in un “bunker sicuro e stabile, al riparo da sorprese e dalle difficoltà di questa libertà”. Navalny ironizza sul fatto che “quando Putin comincerà la guerra nucleare” nessuno “si preoccuperà di colpire una prigione in mezzo alle paludi. E quando l’asfalto comincerà a sciogliersi là fuori, io guarderò un meraviglioso tramonto dal cortile della prigione. Grazie Putin”. La vicenda Navalny prosegue, quindi, con raro accanimento, come prosegue l’opera quotidiana dei canali indipendenti nel segnalare nomi e circostanze di persone fermate, multate, arrestate. Perm 36.6 ha denunciato, per esempio, che Ivan Koretnikov, un artista di 83 anni, è stato accusato di aver screditato l’esercito russo con le sue opere e multato di 30.000 rubli. L’ong “Libertà di rete” racconta di un procedimento penale aperto contro una donna di Chelyabinsk, Diana Nefedova, che ha ri-postato sul suo canale Telegram articoli su Bucha delle testate indipendenti Meduza e Mediazona. Il canale aveva 32 iscritti. Contro di lei l’accusa di “falso” contro l’esercito. La testata 7×7 racconta invece la vicenda di Vladimir Zavyalov che, a Smolensk, rischia 10 anni di carcere per aver sostituito in un supermercato i cartellini dei prezzi con piccoli messaggi pacifisti. È agli arresti domiciliari da due mesi, ieri si è aperto il processo. “Ci sostiene il fatto che persone come Vladimir all’estero sono considerati eroi coraggiosi”, ha raccontato in una intervista il fratello Oleg. “Invece in Russia credono che queste persone stiano facendo del male al Paese. Non è lui a fare del male al Paese”.

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