“Con il cuore e la mente orientati alla ormai imminente festa di Pentecoste”, domenica 5 giugno, “desidero condividere con voi il desiderio di essere testimoni della presenza del Risorto nella storia”. Con queste parole mons. Lorenzo Leuzzi, vescovo di Teramo-Atri, si rivolge ai giovani, nella sua lettera per il mese di giugno. Per il presule, “non si può comprendere la storia a prescindere dal Risorto. Il Risorto non è un’idea, un a-priori! Certo un a-priori importante, ma lontano dalla vita personale e comunitaria nella quale siamo inseriti”.
“Pensando a questa diffusa convinzione, o in alcuni casi, pregiudizio”, il vescovo riapre con i giovani la riflessione sul “ruolo della scienza per la costruzione della società”: “Esiste un legame molto forte tra la crisi della scienza e la crisi del cristianesimo. Infatti quando ci si incammina nell’astrazione, o nell’utopia, la scienza e il cristianesimo sono in difficoltà”.
Molti, aggiunge mons. Leuzzi, “confondono l’applicazione tecnologica con la ricerca scientifica. Il primato è della conoscenza senza la quale le applicazioni tecnologiche possono essere strumentalizzate. Conoscere!”.
Di qui l’invito: “Non abbiate paura di conoscere la realtà. Papa Francesco lo ripete continuamente e affida a voi giovani il compito di aiutare tutti coloro che incontrerete, nelle diverse esperienze ecclesiali e sociali, nel suscitare la curiosità di conoscere”. E ancora: “Non abituatevi alla monotonia del sentito dire. Cercate di conoscere per esprimere una valutazione motivata. Saper motivare!”.
“Gesù dona lo Spirito Santo alla Chiesa perché la sua vita non è mai monotona. La Sua presenza è sempre portatrice di novità, perché bisogna essere costruttori – prosegue il presule –. Ma per costruire bisogna conoscere. Vi invito a leggere il paragrafo 204 dell’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco. Ecco perché amare la scienza e il metodo scientifico è importante per essere cristiani”.
Citando la domanda di un giovane – “Posso essere credente e scienziato?” –, il vescovo risponde: “Non si può essere credenti ignorando il metodo scientifico, perché il Risorto è in mezzo a noi, non in astratto, ma nella realtà. Per questo quando si perde il legame tra scienza e fede c’è il rischio che ambedue, camminando da sole, possano non essere più a servizio di ciascuno di noi, impedendo la crescita della società”. Mons. Leuzzi conclude: “A voi, cari giovani, è affidata una nuova stagione tra fede e scienza per affrontare le sfide che sono davanti a voi”.