Un appello alle comunità cristiane e alla società civile in Italia a “non abituarsi alla guerra” in Ucraina e non far venire meno la “grande onda solidale” degli inizi, sia riguardo alle donazioni in denaro, sia rispetto all’accoglienza dei profughi in Italia. Lo afferma oggi al Sir Paolo Beccegato, vice direttore di Caritas italiana, condividendo la preoccupazione delle due Caritas in Ucraina (Caritas Spes e Caritas Ucraina) della possibile diminuzione degli aiuti umanitari a causa del prolungarsi del conflitto. “In questo momento – precisa – le donazioni e il sostegno delle Caritas di tutto il mondo sono consistenti. Però c’è il rischio che con il perdurare del conflitto possa verificarsi una diminuzione dei flussi di aiuti”. “All’inizio c’è stata una grande onda solidale sotto tutti i punti di vista, con una generosità molto ampia e diffusa – conferma Beccegato -. Adesso la prospettiva è cambiata. Il prolungarsi del conflitto, l’incancrenirsi della guerra con bombe sempre più pericolose e parole sempre violente rischiano di far venire meno la solidarietà, che non dovrebbe essere emotiva ma una scelta consapevole e costante”. A questo proposito la Cei ha chiesto a tutte le Chiese in Italia di realizzare entro metà maggio, con data a propria scelta, una colletta in ogni singola diocesi, per far giungere poi il ricavato a Caritas italiana. Finora l’organismo pastorale della Cei per la carità ha stanziato 2 milioni di euro per le Caritas in Ucraina e nei Paesi limitrofi ma è ancora presto per fare un bilancio delle cifre raccolte. Sono invece 6.000 i profughi ucraini accolti nelle strutture di parrocchie, istituti religiosi, associazioni cattoliche e diocesi italiane. Caritas italiana ha organizzato in questi giorni altri due grandi spedizioni in Tir di materassi e biancheria da letto per gli sfollati accolti nei centri di accoglienza delle Caritas in Ucraina, con destinazione Leopoli. “È quanto mai opportuno rinnovare alle nostre comunità la richiesta di una disponibilità a donare – afferma – perché i bisogni non diminuiscono né in Ucraina né nei Paesi confinanti. È vero che molti ucraini rientrano ma il saldo è sempre in uscita”. Ad oggi si è infatti arrivati a circa 5.708.000 rifugiati oltre confine, “8 milioni di sfollati interni, ai quali bisogna aggiungere 3 milioni e mezzo di ucraini fuggiti verso Russia e Bielorussia – ricorda Beccegato -, per un totale di oltre 16/17 milioni di persone che hanno bisogno di aiuti umanitari, ossia il 30% di tutti gli ucraini”.