Un invito ai governanti “a non spendere più soldi in armamenti e a non affamare il mondo”, perché povertà, fame e migrazioni sono strettamente connesse ai conflitti: “Oltre ai vari Piani di ripresa e resilienza nazionali ed europei bisogna mettere in conto un grandissimo Piano Marshall per la fame nel mondo”, che è la più grave emergenza, soprattutto nell’Africa subsahariana, in Medio Oriente e in alcuni Paesi in crisi in Asia e America Latina. Lo dice in una intervista al Sir Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale e vicedirettore di Caritas italiana. Oltre alla guerra in Ucraina e ai conflitti dimenticati c’è infatti un’altra grandissima emergenza nel mondo che si profila all’orizzonte: l’aumento ovunque della fame. “La gente non dona per le crisi dimenticate – spiega Beccegato -. Eppure si intravede una crisi mondiale da panico: l’inflazione è alta in tutto il mondo, le bollette del gas e i prezzi del cibo crescono in tutti i Paesi, la povertà assoluta è in crescita e nei casi più estremi diventa fame. Diventerà un problema enorme per il quale serve una mobilitazione della comunità internazionale”. È un fenomeno su scala globale ma le aree più toccate sono “i Paesi del Nord Africa e Medio oriente e l’Africa subsahariana, perché sono i più grandi importatori di cereali nel mondo, e alcune piazza molto violente del Centro America come Haiti. In Asia penso al Myanmar e all’Indonesia”. L’appello finale di Caritas italiana è perciò chiaro e netto, in controtendenza con le attuali politiche nazionali ed europee: “Non spendere più soldi in armamenti e non affamare il mondo, anche perché la fame e la povertà sono le più grandi causa di connessione con le guerre e con la fuga in massa delle persone. Oltre ai vari Pnrr bisogna pensare ad un grandissimo Piano Marshall per la fame nel mondo”.