“Vivere il servizio in senso comunitario è anche una sfida, perché si tratta di amalgamare individui con personalità, temperamenti e sensibilità differenti, che si trovano a percorrere un tratto di strada insieme. Tuttavia, l’ideale di servire la Chiesa, nella persona del Successore di Pietro, rappresenta una forza che coinvolge e aiuta ad affrontare gli inevitabili momenti di difficoltà”. Ne è convinto il Papa, che ricevendo in udienza le nuove reclute delle Guardie Svizzere, accompagnate dai loro genitori, le ha incoraggiate a “dare sempre la giusta importanza alla formazione. Gli sforzi ad essa dedicati sono indispensabili per acquisire adeguata idoneità e competenza professionale”. “Ma prima di tutto la permanenza a Roma dovrebbe essere valorizzata per crescere come cristiani”, l’auspicio di Francesco: “Penso alla vita spirituale, che permette di scoprire il progetto di Dio su ciascuno di noi. Al contempo, vi esorto a coltivare i rapporti reciproci, sia nell’adempimento degli incarichi a voi affidati, sia nel tempo libero, perché siano nello stile di fratelli che si professano cristiani”. “Un dialogo sincero e fraterno a volte può essere faticoso e impegnativo, ma è importante per sviluppare personalità mature”, la tesi del Papa, che ha ringraziato l’intero Corpo della Guardia Svizzera Pontificia “per la puntuale e preziosa collaborazione di ogni giorno, di cui sono diretto testimone. La Santa Sede conta su di voi! La Città del Vaticano è fiera della vostra presenza nel suo territorio!”. “Adesso io vorrei fermarmi, in un momento di dolore e tristezza, e vorrei che fosse presente qui il vostro collega Sylvan Wolff”, ha concluso a braccio Francesco ricordando la giovane Guardia Svizzera morta in un incidente: “Purtroppo è mancato, un bravo ragazzo, con gioia, allegro, e un incidente lo ha strappato da noi. In silenzio ricordiamo Sylvan, e preghiamo per lui”.