In occasione del centenario dell’Anno Ignaziano 2021-2022, si è tenuto ieri nell’Aula magna della Facoltà Teologica della Sardegna il convegno “Spiritualità-Arte-Missione: gesuiti e Sardegna”. È quanto si legge in un comunicato appena diffuso che spiega: “Parlare della Compagnia di Gesù in senso storico – come è stato anche osservato durante l’incontro – significa aprire un capitolo che abbraccia l’intera storia del mondo degli ultimi secoli e anche restringendo il campo di indagine alla Sardegna il tema rimane comunque immenso”.
Se la spiritualità è definibile come “un’esperienza personale di Dio”, quello dei gesuiti è un “carisma paradossale”, ha spiegato padre Carlo Chiappini, perché “non univoco”: “Non ‘questo o quello’ ma ‘questo e quello’”. Cioè “non vi è un sistema chiuso, completo, definito. Piuttosto, la spiritualità ignaziana passa attraverso una serie di polarità”, un “dinamismo continuo” inteso come “un’attenzione costante a quello che viene chiamato il magis” in “una continua dialettica” tra “la grazia di Dio e la libertà dell’uomo”. Alessandra Pasolini ha ripercorso, nell’iconografia, la vicenda della vera effigie di Sant’Ignazio nelle raffigurazioni presenti delle chiese, nella vite illustrate ma anche nelle sculture lignee. Marcello Schirru ha analizzato le residenze della Compagnia di Gesù in Sardegna, come storia di committenze ma anche di riproposizione di un “modello architettonico gesuitico”. Infine una storia di archivi e di ricerca quella raccontata da Michele Manca di Nissa, relativa ai gesuiti sardi espulsi dai domini spagnoli in seguito alla prammatica sanzione del 1767.