“La guerra va per sempre ripudiata, come la fame, come ogni ingiustizia compiuta da un uomo a danno di un altro uomo. Le tragedie che viviamo in questo momento, particolarmente la guerra in Ucraina così vicina a noi, ci richiamano l’urgenza di una civiltà dell’amore”. Lo ha ribadito questa mattina l’arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Angelo Spina, nell’omelia pronunciata in occasione della solennità del patrono san Ciriaco.
“L’amore – ha osservato – per sua natura è creativo e cerca la riconciliazione a qualunque costo. Sono chiamati figli di Dio coloro che hanno appreso l’arte della pace e la esercitano, sanno che non c’è pace senza perdono e che la pace va cercata sempre e comunque”. “Questa – ha ammonito – non è un’opera autonoma, frutto delle proprie capacità, è manifestazione della grazia ricevuta da Cristo, che è nostra pace, che ci ha resi figli di Dio. Ferma deve essere allora nel nostro cuore la decisione: ‘Io non voglio odiare nessuno. Voglio la pace per me e per ogni altro essere umano in ogni angolo di questo pianeta’”.
Nell’omelia, l’arcivescovo ha voluto poi “porre una attenzione particolare agli adolescenti”. “Oggi – ha rilevato – l’impresa più grande da affrontare è quella educativa. Tuttavia gli educatori non possono ritrovare la passione del loro compito, se non lo vivono come una vocazione: non è solo una professione, ma una chiamata, non è solo uno stipendio per vivere, ma un compito per far vivere”. Secondo mons. Spina, “è urgente l’alleanza tra tutte le forze sociali e le componenti educative della società: la famiglia che educa, la scuola che forma, l’oratorio parrocchiale spazio di vita, lo sport sano, non sono riserve indiane a lato di una società che per la parte più importante fa altro, cioè si dedica all’economia e alla produzione. Serve un grande patto educativo fra tutti i soggetti che si affaticano al compito formativo: anche la scuola ha bisogno di più stima, più sostegno sociale, più apprezzamento”. “Siamo chiamati ad accogliere con urgenza il grido di aiuto dei ragazzi e dei giovani”, ha esortato l’arcivescovo: “È necessario ascoltarli, riconoscerli, accompagnarli con un atteggiamento di dedizione e di empatia per la loro stessa vita. Per questo, mentre aspettiamo di ripartire, il cuore della rinascita non potrà essere che un tempo formidabile da dedicare all’educazione delle nuove generazioni”.