Ucraina: mons. Dzyurakh (Chiesa greco-cattolica ucraina) sui cadaveri di Severodonetsk, “si facciano passi adeguati e coerenti per fermare questa strage degli innocenti”

“Sono immagini che toccano il cuore e risvegliano le coscienze. Sono una prova del genocidio contro il popolo ucraino che stanno apertamente compiendo Putin e il suo regime. Per questo chiediamo di nuovo unità e coerenza alla comunità internazionale. Ci rivolgiamo soprattutto a quelli che hanno la responsabilità e il potere per ristabilire la pace nel mondo affinché facciano passi adeguati e coerenti per fermare questa strage degli innocenti. Non si può sopportare e vedere queste immagini. Se restiamo indifferenti e non facciamo tutto il possibile, allora diventiamo complici di questi crimini”. Lo afferma mons. Bohdan Dzyurakh, esarca apostolico dei cattolici ucraini di rito bizantino di Germania e Scandinavia, commentando, in un’intervista oggi al Sir, le immagini dei cadaveri ammassati tra le casse di un supermercato a Severodonetsk. Riguardo alle difficoltà dei negoziati, mons. Dzyurakh dice: “Il dialogo è il più importante mezzo per il ristabilimento della pace. Ma il dialogo è dia-logos, significa che le due parti devono essere disponibili a mettersi in relazione. Se uno dei due non vuole la pace, il percorso è impossibile. E purtroppo più volte Putin e il suo regime hanno dimostrato di non volere la pace ma la guerra. Allora si devono cercare altri mezzi per fermare questa guerra, altrimenti il dittatore non si fermerà. Non tocca comunque a noi religiosi prendere iniziative in campo politico e indicare soluzioni. Perché spetta alla responsabilità dei Capi degli Stati. Quello che possiamo fare è pregare. Pregare per quelli che hanno il cuore indurito, affinché si aprano al dialogo per la pace e pregare per quelli che stanno cercando tutti i mezzi più adeguati a fermare questa strage e ristabilire una pace giusta sul territorio ucraino”. Mons. Dzyurakh esprime “gratitudine” a Papa Francesco per la straordinaria iniziativa di preghiera per la pace indetta oggi a Roma, con la recita del Rosario nella Basilica di Santa Maria Maggiore. “La pace è dono di Dio che dobbiamo implorare insieme e in ogni momento. E sulla via della pace, la preghiera ha un posto privilegiato”, osserva il vescovo. “Siamo anche grati al Papa per aver rivolto il suo sguardo al popolo ucraino che sta sanguinando sotto l’aggressione russa più da tre mesi e da più di 8 anni di guerra ibrida scoppiata nel 2014. Questo mostra una volta ancora di più la preoccupazione paterna del Santo Padre per il destino del popolo ucraino. Ma siamo anche noi ucraini consapevoli che il nostro dolore non è purtroppo unico nel mondo e il Papa, avendo lo sguardo universale sulla Chiesa e sul mondo, vuole anche coinvolgere tutti i cattolici a pregare per la pace in diverse parti del mondo affinché il dolore si fermi e Dio dia ad ogni popolo, ad ogni Nazione sollievo e pace”.

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