Si è svolto dal 27 al 29 maggio ad Assisi il primo Simposio in presenza della Feamc (Federazione europea associazioni mediche cattoliche) dopo la pandemia. Lo riferisce un comunicato diffuso oggi precisandone il tema: “Le sfide delle competenze e della compassione nella medicina contemporanea”. Circa cento i partecipanti, delegati di 21 associazioni nazionali mediche cattoliche d’Europa, con 28 relatori impegnati in riflessioni sul ruolo della compassione nei diversi ambiti della pratica medica: dagli ospedali alla medicina del territorio, dagli hospice ai policlinici universitari. Sono intervenuti, fra gli altri, Jozef Glaza (Repubblica Ceca) sui cambiamenti dei sistemi sanitari; Frans J. van Ittersum (Paesi Bassi) sulla relazione medico-paziente; Filippo Boscia (Italia) sulla medicina perinatale; Alexandre Lauretano Santos (Portogallo) sulla medicina fondata sulle evidenze; Filippo Anelli (presidente Fnomceo, Italia) sulla professione medica oggi; Vidas Pilvinis (Lituania) sul fine vita. Mons. Vincenzo Paglia, presidente Pontificia Accademia per la Vita, ha tenuto una lectio magistralis su “Il cammino sinodale in Europa: aspettative e prospettive in ambito sanitario”, mentre mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e vicepresidente della Cei per l’area Sud, è intervenuto con una relazione su “Compassione: praticamente?”. I lavori congressuali si sono tenuti presso la Domus Pacis, aperti dagli interventi di Vincenzo Defilippis, presidente Feamc, e di mons. Jacques Suaudeau, assistente ecclesiastico Fiamc e Feamc. La celebrazione liturgica inaugurale è stata presieduta mons. Simon Kulli, vescovo di Sape, Albania, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, mentre la celebrazione conclusiva è stata presieduta dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno Domenico Sorrentino, nella basilica superiore di San Francesco. “Il Simposio sulle sfide delle competenze professionali e la compassione – conclude il comunicato – si pone come contributo dei medici cattolici europei al cammino sinodale della Chiesa cattolica” . Nel documento finale è stato sottolineato “lo stile della compassione quale determinante sia dell’umanizzazione delle attività professionali in sanità sia come postura della mente e del cuore del medico cattolico”.