“Don Calabria, come tutti i santi, è stato un profeta. Vi ha lasciato una grande eredità e dovete custodirla”. Lo ha detto il Papa, ricevendo oggi in udienza i partecipanti e le partecipanti ai Capitoli Generali dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza (Don Calabria). “Coltivare insieme ai poveri la fiducia nella provvidenza divina vi rende artigiani di una ‘cultura della provvidenza’, che vedo come antidoto rispetto alla cultura dell’indifferenza, purtroppo diffusa nelle società del cosiddetto benessere”, le parole di Francesco, che ha precisato: “la spiritualità cristiana della provvidenza non è fatalismo, non vuol dire aspettare che piovano dal cielo le soluzioni ai problemi e i beni di cui abbiamo bisogno. No. Al contrario, significa cercare di assomigliare, nello Spirito Santo, al nostro Padre celeste nel prenderci cura delle sue creature, specialmente di quelle più fragili, più piccole; significa condividere con gli altri il poco che abbiamo perché a nessuno manchi il necessario. È l’atteggiamento della cura, più che mai necessario per contrastare quello dell’indifferenza”. A proposito dello stile di “condivisione”, il Papa ha ricordato “l’esempio che ci hanno dato i nostri vecchi, i nostri nonni”: “Per loro, quando capitava a casa un ospite all’improvviso, o quando una persona povera bussava in cerca di aiuto, era normale condividere un piatto di minestra, o di polenta. Questo era un modo molto concreto di vivere la Provvidenza, come condivisione. Non dobbiamo idealizzare quel mondo, e nemmeno rifugiarci in sterili nostalgie, ma recuperare certi valori sì: la mentalità di chi spezza il pane benedicendo Dio Padre, fiducioso che quel pane basterà per noi e per il prossimo che ne ha bisogno. Così ci ha insegnato Gesù Cristo nel miracolo della condivisione – e non moltiplicazione – dei pani e dei pesci”.