“La nostra preoccupazione, oltre al conflitto in Ucraina, è legata al fatto che si stanno spegnendo i riflettori su altre emergenze”, sono le parole al Sir di Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, dopo i due naufragi nel Mediterraneo che, nella notte tra il 24 ed il 25, hanno causato quasi 80 morti. “A conflitti si aggiungono conflitti”, secondo Forti che ricorda le questioni che interessano Africa e Medio Oriente, dalle quali numerosi sono migranti e profughi in fuga da situazioni di guerra, persecuzione e povertà. “Bisogna aumentare le risposte e non scegliere dove spostare l’attenzione. Ci vuole forza e lucidità per presidiare la situazione”. Dalla Caritas la richiesta è sempre quella di mettere in campo dispositivi di ricerca e soccorso, stabili ed organizzati, dato che quella che erroneamente viene definita l’emergenza profughi, è una realtà ben precisa, che con l’approssimarsi della stagione estiva e l’inizio del bel tempo, enfatizza il fenomeno di migrazione. “Eravamo consapevoli che sarebbe accaduto, per questo bisogna muoversi in anticipo”, le parole di Olivieri che ricorda l’impegno di Caritas per evitare situazioni tragiche che hanno portato Papa Francesco a definire il Mediterraneo un cimitero. Progetti come le missioni in Nigeria e Cameroon o i corridoi umanitari, grazie al quale proprio negli scorsi giorni 50 profughi dalla Giordania sono arrivati in Italia, ma anche quello di “Corridoi universitari” partito dalla diocesi di Bologna 4 anni fa, che permette a circa 50 ragazzi e ragazze, titolari di protezione internazionale e provenienti dai campi profughi in Etiopia, di terminare i loro studi in Italia negli ultimi tre anni.