“Una presidenza che avrà un impatto molto efficace sui media. Un’immagine di uomo di Chiesa molto vicino al popolo con una grande capacità di dialogo che facilita molto la comunicazione” grazie anche a “una sua personale dimestichezza col mondo del giornalismo, anticipata in una conferenza stampa improvvisata e spontanea”. Così mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti e presidente della Commissione Cultura e Comunicazione Sociale della Cei, ha commentato l’elezione del card. Matteo Zuppi a presidente della Cei, da un punto di vista della comunicazione. Parlando ieri sera al Festival della Comunicazione in corso a Rieti, promosso dalla diocesi di Rieti con i Paolini e le Paoline, il presule ha ricordato che le diocesi “oggi si stanno attrezzando a una conversione ancora provvisoria dal cartaceo al digitale: si cerca di abitare questo spazio che è quello più frequentato. La Chiesa – ha sottolineato – deve trovare forme sempre più incisive per stare dentro il digitale che non va demonizzato ma va vissuto”. Per mons. Pompili “le parrocchie costituiscono una sorta di ‘controcampo’ a questa digitalizzazione che ha reso tutto virtuale: la pastorale parrocchiale esprime una compresenza fisica che è il punto di equilibrio tra lo stare nella rete e il rapporto intercorporeo. Le parrocchie restano uno dei pochi elementi corposi in cui ci siano ancora relazioni fisiche”. Da qui le necessità, per la Chiesa, di alimentare il suo stile comunicativo” trovando sempre forme nuove: dobbiamo portare a compimento la parabola dall’era Gutenberg a quella digitale. La Chiesa, come in passato, deve essere non reticente né impaurita ma avere l’audacia di don Alberione”.