“La democrazia, che ci sostiene come organismo sociale organizzato nelle istituzioni, fa nascere fraternità, ma richiede anche etica, gentilezza e solidarietà, onestà, dialogo”, atteggiamenti che giovano sempre “all’intesa e all’impegno per il bene comune di tutti”, tutto questo per evitare “lo scontro reciproco per preservare i propri interessi”. Il richiamo è arrivato ieri dall’arcivescovo di Buenos Aires e primate dell’Argentina, il card. Mario Aurelio Poli, in occasione del Te Deum per la festa nazionale, che si è tenuto nella cattedrale della capitale, alla presenza del presidente della Repubblica, Alberto Fernández, e di numerosi altri ministri e autorità, civili e militari. L’arcivescovo ha incoraggiato “a non stancarsi di promuovere il bene, la giustizia, la pace, avendo cura di trasmettere alle attuali generazioni di ragazzi e ragazze, adolescenti e giovani i valori più autentici e il patrimonio culturale che ci identifica, affinché esercitino il diritto di sapere che c’è un futuro, e ragioni profonde per continuare a vivere e ad amare il nostro Paese”.
Il cardinale, all’inizio della celebrazione, ha chiesto a Dio di ascoltare “le nostre preghiere per la Patria, perché la prudenza delle sue autorità e l’onestà dei suoi cittadini rafforzino l’armonia e la giustizia e possiamo vivere in pace e prosperità”.
Dopo la lettura del brano del Buon Samaritano, il porporato, durante l’omelia, ha detto di voler rivolgersi “a tutti gli argentini che oggi si sentono ardere il cuore”, approfittando della ricorrenza per “rinnovare la nostra fedeltà alla nobile eredità che ci spinge a rivendicare la benedetta terra del pane”. Proprio la mancanza di tale alimento dovrebbe indurre “a pensare al prossimo e ai suoi bisogni primari: educazione, salute, giustizia”. Poi si è rivolto a “tutti quei comuni samaritani che ci guardano e ci ascoltano nel Paese” e ha incoraggiato: “Non smettete di essere samaritani, abbiamo bisogno di voi, siete l’anima dell’Argentina fraterna in cui vogliamo vivere”.