Mafia: Lamorgese (min. Interno), per combatterla “c’è bisogno di legalità e fiducia perché si alimenta di omertà, paura, rassegnazione”

“Per combattere le mafie, nell’epoca della globalizzazione, serve omogeneità di regole e comportamenti tra i singoli Paesi”. Lo ha affermato questa mattina a Milano il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nel suo intervento al convegno “Il ruolo della finanza nella lotta alla mafia”.
Per la titolare del Viminale, “è evidente che in un mondo globalizzato le mafie agiscano su piani molteplici, proiettandosi al di fuori della dimensione nazionale, sviluppando sempre di più la capacità di trasferire ricchezze illecite con mezzi veloci e anonimi, che consentono loro di nascondersi nell’economia legale”. Per questo, ha sottolineato, è necessario «rafforzare la collaborazione tra sistemi investigativi e finanziari e stringere alleanze tra Stati e patti contro un nemico comune che prospera se gli viene lasciato spazio”. Lamorgese ha dedicato un passaggio dell’intervento al Piano nazionale di ripresa e resilienza, definito “un nuovo banco di prova”, per il quale ha assicurato che “abbiamo tutti gli strumenti per impedire che le mani delle mafie possano infiltrarsi e allungarsi sulle risorse che dovranno essere destinate alla ripresa del nostro Paese a seguito dello shock pandemico di questi due anni”.
Riguardo alla legislazione antimafia, rafforzata nei suoi presidi, e alla responsabilità d’impresa, fondamentale per il mantenimento di un ambiente economico sano, la ministra ha evidenziato che si può realizzare anche attraverso l’adozione di codici etici e “modelli organizzativi volti a neutralizzare il rischio di reati societari e l’addebito delle conseguenti responsabilità”.
“Per un’economia libera dall’ipoteca mafiosa – ha concluso Lamorgese – c’è bisogno di legalità e di fiducia. E la mafia è la negazione di entrambe perché si alimenta di omertà, paura, rassegnazione e conta sulla convenienza di pochi per umiliare la dignità di tutti, anche di quelli che pensano di trarre vantaggio da una condizione di complicità o di asservimento. Credo che ricordarlo oggi, a due giorni dalla memoria dell’eccidio di Capaci, sia il più significativo omaggio che possiamo rendere alla eredità morale e intellettuale di Giovanni Falcone”.

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