All’incontro “Ucraina: una pace da costruire” organizzato a Milano da Fondazione Ambrosianeum, Istituto Auxologico e Università Cattolica di Milano, è risuonata la testimonianza del capo della Chiesa greco-cattolica, Svjatoslav Shevchuk. “Le vittime si fanno una sola domanda: perché? Ed è la stessa domanda che mi faccio e noi tutti dovremmo farci. Il primo punto del manifesto del genocidio ucraino è stata la negazione dell’esistenza del popolo ucraino. Insegnanti, sportivi, artisti, semplicemente i civili che parlavano ucraino venivano umiliati e condannati a morte delle truppe russe. L’uso della violenza sessuale come arma: donne e bambini stuprati, uomini mutilati, fosse comuni. Stupri fatti in pubblico, per umiliare pubblicamente persone che devono essere educate, stupri per intimorire. I soldati russi hanno ricevuto non solo il permesso di stupro, ma anche l’ordine di farlo”.
“Dietro questo non c’è solamente una strategia militare ma un’ideologia contro l’umanità e la storia, per la quale occorre pregare e cambiarla. Abbiamo difficoltà a trovare una risposta e serve l’aiuto di tutti per vincere questa ideologia di morte. Solamente insieme, con l’aiuto di Dio, potremo vincere questa sfida”, ha affermato Shevchuk, in collegamento da remoto.
“La pace è l’unico strumento che noi tutti siamo chiamati e invocare e a costruire insieme, perché è l’unica salvezza – ha aggiunto l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, durante l’evento –. La pace è un sistema di relazioni positive, costruttive. È proprio la relazione tra le persone il principio della pace, principio secondo cui, uomini e donne, fratelli e sorelle sono chiamati a vivere insieme secondo il principio dell’armonia e non della distruzione”.