“Il Cremlino continua a nascondere la portata dell’ingiustizia che sta commettendo contro il popolo ucraino e sta nascondendo il vero costo della guerra per il popolo russo, compreso il numero delle persone uccise in azione”. Lo ha scritto in una nota la fondazione “Free Russia”, che, riferendosi ai “numeri ufficiali che vengono diffusi” e a uno studio effettuato dalla testata Mediazona, afferma che “le minoranze etniche delle regioni economicamente svantaggiate della Russia sono rappresentate in modo sproporzionato tra le vittime”. In numero assoluto, sarebbero i nativi del Daghestan musulmano e della Buriazia buddista in testa tra le vittime. Anche rispetto al rapporto con la popolazione, le repubbliche nazionali sono in testa: le prime tre per numero di soldati uccisi ogni 100mila persone sono Buriazia, Tyva e Ossezia del Nord. I residenti di Mosca e San Pietroburgo, che insieme rappresentano oltre il 12% della popolazione della Federazione, quasi non compaiono. “Il Cremlino approfitta del fatto che le repubbliche nazionali sono alcune delle parti più povere e socialmente ed economicamente depresse del Paese”, denuncia ancora Free Russia. Là dove lo stipendio medio per i giovani è di 20mila rubli al mese (327 euro), i giovani possono scegliere “tra cercare lavoro nell’aspra regione artica o nella vivace Mosca, o arruolarsi nell’esercito come mercenario a contratto”. Sempre secondo la fondazione Free Russia, i giovani di repubbliche più povere come Buriazia, Tuva, Daghestan e Cecenia che decidono di arruolarsi rimangono al fondo della scala salariale anche rispetto ai loro commilitoni di altre regioni russe; guadagnano circa 250mila rubli al mese (4mila euro circa).