“Dio vuole sentirci familiari, non restare un ospite. E questa è amicizia… Abitandoci ci porta in dono la sua pace: ‘Vi do la mia pace. Non come la dà il mondo’. Quella del mondo spesso sa poco di pace. È costruita con le armi, e ne vediamo i terribili risultati (Ucraina, Mediterraneo, Etiopia…). Né possiamo pensare che sia pace quella che cerchiamo quando ci estraniamo dagli altri chiedendo loro di lasciarci in pace!”. Lo ha affermato ieri il card. Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento, durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto nel santuario della Spogliazione – chiesa di Santa Maria Maggiore di Assisi con cui si è chiusa la tre giorni di “#Nulladiproprio. Per un’economia più umana”.
“È la pace – ha detto ancora il porporato – che permette a Francesco di dire quando non è accolto dai suoi: ‘Questa è perfetta letizia’. Oppure, nonostante gli occhi malati, di farsi portavoce del creato col Cantico delle creature, o di dire al Signore: Tu sei santo, forte, grande, amore, sapienza, umiltà, bellezza, quiete, letizia, speranza, giustizia. Francesco può rivolgersi così a Dio perché, spogliandosi delle proprietà parentali, decide di farsi sua proprietà. Il vaso di creta – lui –, rimasto vuoto, togliendosi le vesti, ora diventa uno scrigno così pieno che – come è stato scritto – chi vede lui vede Gesù, era infatti definito alter ‘Christus’. E il vescovo, quasi a siglare il gesto del giovane, è vero che lo ricopre dei suoi vestimenti per nascondere la nudità, ma in effetti lo riveste di Cristo”. “La spogliazione può lasciare perplessi per la sua radicalità, ma non è questo l’amore?”, ha domandato Montenegro: “Amare non è scegliere di consegnarsi a un’altra persona perché diventi il centro della propria vita? Non è offrirsi nudo all’altro, cioè per quello che si è, e ricevere l’abbraccio che fa diventare insieme una sola cosa?”. “Per Francesco spogliarsi per Dio – ha concluso il cardinale – significa eliminare quanto può ostacolare tale abbraccio, fondersi, sentirne la tenerezza, mettersi addosso l’odore della sua paternità e del suo amore”.