“Nell’ultima settimana si è molto acuito il timore delle conseguenze che la guerra in Ucraina può avere sul mercato mondiale, soprattutto su quello delle delle derrate alimentari. Nei giorni scorsi il prezzo del grano in Europa ha sfondato il prezzo record di 400 euro a tonnellata e questo non è un buon segno”. Lo mette in evidenza Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca, commentando al Sir l’attuale fase dell’invasione russa in Ucraina.
“Anche la questione della crisi alimentare – osserva – è diventato un tema di confronto-scontro tra Russia e resto del mondo, in particolare l’Europa”. “Anche la sicurezza alimentare – prosegue – sta diventando ostaggio delle strategie politiche”, come è successo, per esempio, anche per la richiesta di adesione alla Nato avanzata da Finlandia e Svezia con “la presa di posizione contraria della Turchia” che fa presagire “l’ennesimo baratto”. “Questa guerra”, commenta il giornalista, “con i suoi scossoni sta liberando tensioni in un po’ tutte le direzioni”. “La guerra, come un sasso lanciato in uno stagno, sempre più sta diventando un’occasione sfruttata da tutti per cercare di ricavarne vantaggi politici, non necessariamente collegati con la necessità di difendere l’Ucraina contro la Russia”. Scaglione rileva poi come “la Polonia, che sei mesi fa si pensava di buttare fuori dall’Ue, ora sia tra i Paesi leader della politica europea con Francia e Germania intimidite”; così come è “paradossale che sia anche il Regno Unito a dettare la linea all’Ue dopo esserne uscito”. Per il giornalista “la guerra, purtroppo, andrà ancora avanti”; i russi “finora hanno condotto una campagna militare con episodi gravi di violenza ma, a parte Mariupol, nella quale non è stata dispiegata tutta la potenza di cui avrebbero potuto disporre”. Per Scaglione “all’orizzonte potrebbe esserci per l’Ucraina, inondata di armi dall’Occidente, un problema di risorse umane sul campo” ma “dal punto di vista militare è guerra strana, non combattuta come ci si poteva attendere”. Rispetto all’efficacia delle sanzioni contro Mosca, il giornalista rileva poi che “non si riesce a pesare quale sia lo stato reale dell’economia russa: da un lato c’è il rublo che non è mai stato così forte, dall’altro ci sono quotidiani annunci di crisi alle porte dai vari esponenti delle categorie economiche. Secondo il portale zarplata.ru – spiega – il 65% dei lavoratori russi è insoddisfatto del proprio stipendio ma pochissimi chiedono l’aumento perché ‘questo è il momento in cui di sicuro non lo concedono’. C’è un quadro schizofrenico in Russia dove, secondo le indagini, più dell’80% della popolazione approva l’operato di Putin e oltre il 70% approva la spedizione militare in Ucraina manifestando però allo stesso tempo preoccupazione per il proprio futuro economico e sociale tornando nel 68% dei casi a risparmiare”. “Fino a quando il tema patriottico e nazionalista riuscirà a fare da collante?”, domanda Scaglione: “Fino a quando la preoccupazione per la propria situazione personale e familiare travalicherà l’amor di patria?”. “Questa – conclude il giornalista – è per la Russia l’attuale grande incognita”.