“La figura di Lazzati emerge nella sua autorevolezza, in modo naturale, con la sicurezza delle persone che tengono insieme umiltà e fierezza, si trovano al comando con la stessa naturalezza con cui si troverebbero tra i prigionieri. Si cercano per l’oggi uomini così che sappiano infondere coraggio e indicare la via per salvarci dal naufragio”. Lo ha detto questa mattina l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ricordando la figura di Giuseppe Lazzati in occasione del convegno organizzato nel 36° anniversario della morte.
La riflessione dell’arcivescovo è partita dalla considerazione che “si cercano uomini che dicano: ‘Non perdetevi d’animo, fratelli e sorelle!’”, perché “la gente del nostro è spaventata e si è diffuso lo scoraggiamento”. “Le onde della storia sono minacciose – ha osservato Delpini –. Le previsioni del piloto si sono rivelate sbagliate. Le scelte di chi governa si sono rivelate imprudenti. La tempesta mette in pericolo uomini e cose”. “Sulla barca in pericolo che è la nostra vita”, ha proseguito, abbiamo bisogno di “uomini che hanno fiducia in Dio”. “Sono uomini che si fanno carico dei compagni di viaggio”, ha spiegato l’arcivescovo, e che “anche nel pericolo estremo non pensano solo a se stessi” ma “sanno trovare le parole e gli atteggiamenti per incoraggiare gli altri. Non si impongono per una qualche autorità o per un ruolo che occupano. Eppure sono autorevoli. Si fanno ascoltare. Non parlano per niente. Non sono dominati dalle emozioni e dalle reazioni istintive. Sono gente seria. Hanno una visione realistica della situazione, ma non sono inclini alla rassegnazione”. Inoltre, “sanno indicare ai compagni di navigazione una meta comune che merita di essere raggiunta”. E ancora: “Sono capaci di far emergere nei compagni di viaggio le qualità e le energie che forse neppure pensavano di avere. Sono uomini caratterizzati da prudenza e saggezza”, “non fanno pesare la loro lungimiranza. Non sono inclini al risentimento. Colgono sempre l’occasione per incoraggiare ancora”.