“Un segno della fedeltà e dell’affetto della nostra Chiesa e della nostra città a Maria” per “chiedere che ci guidi e ci sostenga con il suo amore di Madre in questi tempi travagliati – ancora segnati dalle conseguenze” della pandemia da Covid-19 e “perché ci ottenga da Dio il dono della riconciliazione e della pace per il mondo ed in particolar modo per quel lembo d’Europa che è l’Ucraina”. Così il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, nell’omelia pronunciata questa mattina nella basilica della Madonna della Salute ha definito la “Messa di affidamento e consacrazione alla Vergine Maria”. La celebrazione – informa una nota della diocesi – è stata preceduta dalla preghiera del Rosario guidata da un gruppo di famiglie della Pastorale familiare del Patriarcato, in preparazione della Giornata Mondiale delle Famiglie che si celebrerà prossimamente a Roma con il Santo Padre ed anche localmente nelle Diocesi. Il pensiero – ha detto il patriarca – è “sempre rivolto alla tragedia umana della guerra” che fu definita da Papa Benedetto XV “inutile strage”. “Le sofferenze della guerra, però, drammaticamente appartengono purtroppo anche a noi oggi, in modo diverso ma non meno lancinante. Quando credevamo di non doverle più sperimentare, dopo la lezione terribile del XX secolo, abbiamo scoperto invece che esse fanno parte anche della cronaca di questi nostri giorni. L’uomo non capisce ancora, noi uomini non capiamo…Quanto stiamo vivendo, oggi, non è solo un anniversario “cronologico”, una data storica ormai lontana; è piuttosto una rivisitazione “esistenziale” di avvenimenti che, con modalità differenti, si ripropongono a noi oggi. Allora c’erano la grande guerra e la pandemia della “spagnola”, adesso siamo stati e siamo tuttora alle prese con la pandemia da Covid-19 e la guerra in Ucraina”. “Tocchiamo così di nuovo con mano, attraverso le violenze e le morti di queste settimane, come la pretesa di un ‘uomo’ che si vuole affermare su tutto e su tutti possa sempre ritornare e farsi largo in modo dirompente e devastante; l’uomo al posto di Dio, l’uomo che si crede Dio, l’uomo che finirà per essere sepolto dalla sua ebbrezza di potere e superbia”.