Coronavirus Covid-19: Iss, con prevalenza Omicron efficacia vaccini contro malattia severa pari a 70% per chi ha completato il ciclo da meno di 90 giorni

L’efficacia del vaccino (riduzione percentuale del rischio nei vaccinati rispetto ai non vaccinati) nel periodo di prevalenza Omicron (a partire dal 3 gennaio 2022) nel prevenire casi di malattia severa è pari a 70% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 69% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, e 71% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni mentre è pari al 88% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster. Sono alcuni dei dati contenuti nel report esteso “Covid-19: sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale” diffuso dall’Istituto superiore di sanità.
Inoltre, viene evidenziato, la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 è pari al 44% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, 34% tra i 91 e 120 giorni, e 46% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale mentre è pari al 58% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster.
Nel report si da conto anche dei casi di reinfezione: dal 24 agosto 2021 al 18 maggio 2022 ne sono stati segnalati 489.414, pari a 3,9% del totale dei casi notificati. “Nell’ultima settimana – si legge – la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati risulta pari a 6%, stabile rispetto alla settimana precedente”. L’analisi del rischio di reinfezione a partire dal 6 dicembre 2021 (data considerata di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron), evidenzia un aumento del rischio relativo aggiustato di reinfezione (valori significativamente maggiori di 1) nei soggetti con prima diagnosi di Covid-19 notificata da oltre 210 giorni rispetto a chi ha avuto la prima diagnosi di Covid-19 fra i 90 e i 210 giorni precedenti; nei soggetti non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni; nelle femmine rispetto ai maschi; nelle fasce di età più giovani (dai 12 ai 49 anni) rispetto alle persone con prima diagnosi in età compresa fra i 50-59 anni; negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione.

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