Passaggio del testimone avvenuto oggi a Torino: il ministro degli esteri italiano Luigi di Maio ha consegnato all’omologo irlandese Simon Coveney la chiave simbolo della presidenza del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. Tre le priorità che il governo gaelico ha posto per il prossimo semestre (maggio-novembre): rafforzamento dei diritti umani e protezione dei civili in Europa, promozione della democrazia partecipativa e il coinvolgimento dei giovani, promozione di una Europa dell’accoglienza, dell’inclusione e della diversità. Nella giornata di lavori alla Reggia di Venaria, i ministri dei 46 Stati membri del Consiglio hanno adottato una serie di raccomandazioni. Una in particolare mira a “tutelare i diritti delle donne e delle ragazze migranti, rifugiate e richiedenti asilo”, proponendo “misure destinate a rispondere più efficacemente alle esigenze e alle difficoltà cui sono confrontate”, tra cui la “necessità di strutture di transito e di accoglienza adeguate, di servizi per soddisfare i loro bisogni sanitari, definizione di politiche di asilo sensibili alle questioni di genere”.
Una seconda raccomandazione invece chiede ai governi “strategie globali per prevenire e combattere il discorso d’odio, in particolare attraverso l’adozione di un quadro giuridico efficace e l’attuazione di misure calibrate e proporzionate”. Si tratta di trovare un equilibrio tra diritti (vita privata, libertà di espressione) e divieti, definire distinzioni tra casi più gravi e forme offensive meno gravi. Rivolta principalmente agli Stati membri, spiega una nota del Consiglio, la raccomandazione “fornisce orientamenti anche ad altri attori, in particolar modo a funzionari pubblici, partiti politici, intermediari di Internet, media e organizzazioni della società civile”.
Molti ministri hanno fatto riferimento alla situazione nell’est dell’Europa. È “la prima sessione ministeriale con 46 Stati membri”, aveva detto la segretaria generale Marija Pejcinovic Buric nel suo intervento di apertura. “La decisione di escludere la Russia dal Consiglio è stata giusta non solo perché è stato violato lo statuto ma perché ha respinto i valori e i principi che l’organizzazione difende”. Burijc ha anche annunciato che il Consiglio presto riaprirà il suo ufficio a Kiev, “simbolo della nostra determinazione di rimanere al fianco delle autorità e della popolazione”, determinazione che si concretizzerà nell’aiutare il Paese a garantire i diritti fondamentali, con tutti i mezzi a disposizione del Consiglio.