“È doveroso che questo messaggio non rimanga relegato al 1° maggio, ma accompagni voi uomini e donne di Ac nei luoghi del vostro impegno formativo nelle vostre parrocchie. Mi fa piacere vedere i rappresentanti delle sigle sindacali con i quali è possibile sottoscrivere appieno ciò che testimoniamo. Al di là di ogni credo politico nel momento in cui sono cadute le ideologie ciò che rimane è la persona che sta a cuore a tutti noi”. Lo ha detto l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, intervenendo ieri alla Pinacoteca del Museo diocesano all’incontro promosso dall’Azione Cattolica, dal Movimento Lavoratori di Ac e dall’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e lavoro dedicato al messaggio dei vescovi italiani per la festa dei lavoratori 2022. “L’imprenditore a volte – ha continuato l’arcivescovo –, vessato dalle tasse, impreparato davanti alla legislazione, o funestato dalla situazione economica che si è venuta a creare con la pandemia, tralascia di assicurare tutto ciò che può permettere un normale svolgimento del lavoro, assumendosi una responsabilità davvero molto grande”.
Da mons. Renna l’invito a non dimenticare che “accanto ai morti che sono stati ufficializzati dall’Inail ci sono i tanti morti o infortunati che sono nel numero dei ‘dimenticati’, cioè di coloro che non hanno nessun diritto perché non dichiarati (in regime di lavoro nero); ci sono tanti morti nelle campagne, cioè gli immigrati che nessuno conta, ricordati solo dai loro cari, che molte volte non hanno i soldi per far rimpatriare la salma”.
Ricordando il tema del messaggio della Cei, l’arcivescovo ha sottolineato che “per la complessità dell’argomento il messaggio pone l’accento soprattutto sulla necessità di non sovrapporre il capitale umano al capitale economico; anche in una visione liberale, non è possibile sacrificare tutto al dio denaro”. “Di contro non si deve cadere nell’errore opposto: combattere il capitale economico come se non fosse il frutto giusto di tanto lavoro. La visione della dottrina sociale della chiesa crea invece ‘alleanze’ tra il capitale umano e il capitale economico – ha ricordato il presule –. La strada maestra in una azienda è adottare indicatori giusti orientati al conseguimento di un profitto giusto, con i diritti del lavoratore riconosciuti. Il nostro impegno deve cercare di diffondere una ‘cultura della cura’, che riguarda le persone, ma anche la salute di una società”.