“La pace non può trovare soluzione se non attraverso un lavoro educativo, nel passaggio dal nemico alla persona. Occorre uno sguardo che allarghi il cuore e la mente e, venendo nella Cittadella della Pace, ho potuto ribadire la mia convinzione circa il grande bene che può fare Rondine”. Così l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, in visita alla Cittadella della Pace (Arezzo) e agli studenti della World House con trenta giovani sacerdoti del territorio fiorentino per far loro conoscere il lavoro di pacificazione e di superamento dell’idea di nemico che si costruisce, giorno dopo giorno, nella Cittadella della pace da oltre 25 anni. La visita voluta, cui ha preso parte anche l’arcivescovo della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Riccardo Fontana, “rimarca il bisogno anche per le giovani generazioni di preti di capire come prendersi cura delle relazioni, soprattutto in un momento storico estremamente delicato come quello attuale, caratterizzato dai postumi di una pandemia che forse ci siamo lasciati alle spalle ma ha stravolto la vita quotidiana di milioni di persone; e soprattutto è segnato dalla presenza in Europa di una guerra che continua a dividere paesi e popoli fratelli con toni drammatici e sempre più minacciosi”. A salutare il card. Betori e i seminaristi, Franco Vaccari, Presidente di Rondine Cittadella della Pace: “L’esperienza di Rondine nasce dal tessuto fiorentino: Giorgio La Pira ne è l’ispiratore, in modo chiaro e esplicito. Tra i suoi insegnamenti più preziosi che la vita quotidiana, normale, ma affrontata bene, serba sorprese, anzi è sempre una sorpresa. Per questo credo che chi educa debba mantenere lo spirito degli inizi e consegnarlo ai giovani. L’esperienza fa vedere che quando ai ragazzi si parla della verità della vita, ti ascoltano; le loro domande sono sempre richieste di senso. Ma i giovani bisogna incontrarli nel presente, in un luogo e in un tempo. Una relazione sana è terapeutica e diviene il fondamento di una comunità aperta alla vita e alla pace, non alla retorica che si ripete. Mai lamentarsi dei giovani! Il lamento è per gli adulti, mentre i giovani vogliono mangiare la vita… Lo straordinario della vita sta nell’ordinario!”.