In Ucraina sono presenti 50 punti Caritas per la distribuzione degli aiuti umanitari, 160 chiese sono state distrutte. “La guerra non è una soluzione, va data una possibilità alla pace” anche perché “le conseguenze umanitarie di questa crisi sono globali: insicurezza alimentare, aumento dei prezzi, crisi energetica in molte zone del mondo, i poveri hanno difficoltà a procurarsi il cibo”. Lo ha affermato oggi a Roma Aloysius John, segretario generale di Caritas internationalis, durante la conferenza stampa all’indomani dell’incontro in Vaticano dei responsabili di Caritas Spes e Caritas Ucraina con Papa Francesco. “Siamo presenti in Ucraina e in tutti i Paesi vicini che stanno accogliendo i profughi – ha ricordato –. Abbiamo una grande preoccupazione per le donne e i bambini, perché è aumentato il traffico di esseri umani alle frontiere”. “Non ci sarà un vincitore in questa guerra” , ha detto John, “solo i poveri pagheranno il prezzo più alto”, anche nei Paesi dove sono in corso conflitti dimenticati, come in Etiopia, nella Repubblica Centrafricana, nei Paesi del Sahel. Da qui un appello alla comunità internazionale a “supportare urgentemente il lavoro umanitario in queste zone” e “mettere la sofferenza umana al centro delle nostre attenzioni”. Silvia Sinibaldi, direttore della Cooperazione internazionale e per gli aiuti umanitari di Caritas Europa in ucraina, ha parlato di una grandissima solidarietà sperimentata dal 24 febbraio ad oggi: “Abbiamo ricevuto centinaia di offerte di sostegno da privati, aziende, istituzioni, perché la Caritas è ovunque. In Ucraina nessuno era preparato alla guerra ma ciò che era stato fatto prima è risultato utile. Negli altri Paesi si sono tutti mobilitati per offrire rifugio, cibo, medicine, beni alimentari e non, supporto psico-sociale tramite i social center, che servono tantissimo per non far sentire sole le persone”.