“Vogliamo mettere al centro di questo panorama rischioso e dagli esiti incerti del dopo Covid e soprattutto della guerra in Ucraina, la famiglia come risorsa fondamentale a cui guardare, da custodire, da promuovere. Vogliamo sperare e siamo convinti che le famiglie e la ricchezza dei legami familiari, così come sono e sono state in prima linea nella sofferenza e nella resilienza di questi anni e di questi mesi, nelle corsie d’ospedale e nel teatro di guerra, possano essere protagoniste di un ritorno alla pace e della pace, senza la quale non c’è vita e non c’è apertura al futuro”. Così la responsabile per la Famiglia delle Acli nazionali, Lidia Borzì, in una nota in occasione della Giornata internazionale della famiglia istituita dall’Onu per il 15 maggio di ogni anno. “Le famiglie sono artigiane della pace quotidiana – continua Borzì –, perché sono la premessa indispensabile di ogni processo di pace, di ogni educazione alla pace, delle persone e della società”. “La pace si apprende nella famiglia: nella concretezza dei gesti di cura e di accoglienza; nella pazienza dell’ascolto; nella semina quotidiana di uno stile di reciprocità; nel confronto tra generi e generazioni; nel rispetto degli anziani – continua Borzì -. Cellula primaria della società, riconosciuta dal dettato costituzionale nella sua fondamentale funzione affettiva e privata, ma insieme sociale, la famiglia è chiamata oggi, in modo particolare a: generare nuove energie animatrici di progetti di vita; recuperare il senso della durata dei legami come valore; educare alla passione dell’impegno e alla prossimità; allargare le solidarietà primarie al contesto sociale e civile più ampio”. “In questa Giornata internazionale della famiglia – conclude Borzì -, vogliamo sostenere politicamente e riconoscere culturalmente la sua vocazione alla cura come architrave di ogni convivenza feconda e sostenibile, di ogni democrazia reale e sostanziale, di ogni politica di pace che parta dal basso”.