“Oggi padre Sabino assume il ministero apostolico e dal Signore riceve il comando di ‘amare di più’, perché dall’intensità del suo amore la Chiesa di Castellaneta, a lui unita con patto nuziale, progredisca nell’annuncio del Vangelo e nella testimonianza della fede: annuncio e testimonianza davvero efficaci solo se sostenuti da autentica comunione, poiché da questo il mondo saprà se davvero siamo discepoli del Cristo, se avremo cioè amore gli uni per gli altri (Gv 13,35)”. Lo ha detto stasera mons. Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento, nell’omelia della messa per l’ordinazione episcopale di padre Sabino Iannuzzi, vescovo eletto di Castellaneta, celebrata presso il Palazzetto dello Sport “PalaTedeschi” a Benevento. La celebrazione eucaristica è presieduta da mons. Accrocca e sono vescovi conconsacranti mons. Josè Rodriguez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e mons. Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e amministratore apostolico della diocesi di Castellaneta.
Mons. Accrocca ha, quindi, indicato un triplice impegno. Anzitutto, “insegnare con la vita, affinché la tua esistenza sia monito autorevole per quanti ti sono stati affidati”. Il secondo impegno è “guardare oltre”, perché “al vescovo è richiesto di vedere prima e più lontano degli altri la strada buona da percorrere”.
Rivolgendosi a mons. Iannuzzi, l’arcivescovo di Benevento ha ammesso: “Non si tratta, tuttavia, di un compito agevole, perché l’esigenza – che ti troverai spesso ad affrontare – di cercare vie nuove, comporta anche la necessità di abbandonare vecchie sicurezze che tutti, ormai, riconoscono inadeguate, ma dalle quali pochi sono disposti a distaccarsi a causa delle incognite imposte dalle novità, per la fatica del cambiamento, per il timore di perdere privilegi acquisiti e per tanto altro ancora che nulla ha a che fare con le logiche del Regno, ma che alla crescita del Regno arreca serio danno. Vedere lontano, più lontano degli altri, ti costringerà – non poche volte, caro Sabino – a sperimentare quella solitudine che Dio chiede ai suoi amici”.
L’ultima indicazione è “vincere tutto e tutti con l’amore, per educare a un Dio che è Amore (1Gv 4,10). Nell’amore non c’è timore, poiché l’amore perfetto scaccia ogni paura, mentre chi teme non è perfetto nell’amore (1Gv 4,18)”. Tuttavia, “pure questo ha un prezzo, perché richiederà da te la disponibilità a incassare senza batter ciglio, a non ribattere colpo su colpo, mostrando invece la tua disponibilità ad amare nonostante tutto, a mettere in pratica fino in fondo il Vangelo del perdono: qualora avessimo infatti davvero il coraggio di fidarci della parola del Maestro non vi sarebbero più vincitori e vinti, ma solo vincitori.”
Mons. Accrocca ha concluso: “Insegnare con la vita, guardare lontano, vincere con l’amore. Potrai così mantenerti sulla giusta rotta, poiché non dobbiamo dimenticare che – come vescovi – siamo chiamati a esercitare ‘il magistero dell’umiltà’ (Gregorio Magno, La regola pastorale I, 1)”.