“È proprio di tutto il popolo di Dio ascoltare, discernere e interpretare con l’aiuto dello Spirito Santo le voci molteplici e valutarle alla luce della parola divina”. Così padre Julio Luis Martinez, docente della Pontificia Università Comillas di Madrid, durante l’ultima giornata del convegno internazionale di teologia morale dedicato all’Amoris Laetitia, alla Pontificia Università Gregoriana. “Abbiamo – dice – una enorme opportunità per svilupparci noi teologi all’interno di un nuovo paradigma, più attento al discernimento” che, avverte, “non deve risolvere tutte le problematiche e dare soluzioni. È lì che diventa più forte la via della sinodalità”. Questa sinodalità, sottolinea il docente, apre un tempo che ci consente di fare una revisione del nostro cammino dietro Gesù. “Al contempo – chiarisce – si presenta una enorme riflessione sul livello di partecipazione di coloro che vivono alla periferia e non hanno spazio nella celebrazione”. La comunione e la partecipazione del cammino “portano la teologia morale a identificare i temi della periferia e spinge ad andare incontro alla gente, facendo in modo che nessuno venga escluso. Camminare insieme significa attivare un dialogo fra fedeli e pastori. La sinodalità non potrà attuare e dispiegare la sua ricchezza senza il servizio della presidenza. Senza la primazia di Pietro non c’è sinodalità cattolica. La presidenza dovrà imparare a usare una leadership di servizio che comporti un nuovo rapporto con il potere. È questa la grande questione della corresponsabilità di tutti”. Da qui la strada che traccia Martinez come base della teologia morale nascente: “La chiave di volta è attraverso e oltre le discipline, impone una razionalità aperta e un nuovo sguardo. Un eccesso di formalismo o una oggettività assoluta possono solo portare a un impoverimento e riduce l’essere umano. La inter-trans-disciplinarità è influenzata dalla dialettica multiculturale”.