“Siamo chiamati a discernere i segni dei tempi contemporaneamente e la verità eterna del Vangelo”. Così don Maurizio Chiodi, docente del Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, nel suo intervento durante la giornata conclusiva del convegno di teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana dedicato all’Amoris Laetitia. Il teologo ha proposto una riflessione sulle categorie di natura e cultura nell’esortazione apostolica. “La cultura – afferma – viene sommata alle altre dimensioni senza considerare che essa concorre all’esperienza del corpo o di tutte le altre relazioni”, mentre, “l’idea di natura nella filosofia greca ritorna quando si dice che l’uomo è un animale politico. Il grande merito della antropologia culturale – commenta – è aver tematizzato la nozione di cultura nel suo nesso con l’umano”. “Culturale e antropologico – continua – sono co-implicati. Non c’è esperienza antropologica che non abbia una esperienza culturale. La cultura è un sistema organico, sempre in divenire. Anche l’identità del soggetto non è un blocco monolitico. Nella cultura trovo le risorse simboliche per agire e viceversa nessuna cultura può prescindere dai soggetti”. Queste idee sono implicate nel matrimonio e nella famiglia, come ribadisce il docente: “Occorre andare al di là dell’alternativa fra la famiglia come istituzione naturale e come forma culturale. Chiedersi invece quali sono gli elementi costitutivi che in ciascuna cultura si danno in modi differenti che incarnano l’umano comune”. “La sfida che ne deriva – suggerisce -, soprattutto per la teologia morale, è di articolare il nesso tra pluralità delle culture e universalità dell’umano, evitando tanto il rischio di uno storicismo relativista che estenui la domanda sull’universale, quanto il naturalismo intellettualista, che occulti il debito dell’umano all’esperienza particolare”. “Per la teologia morale – conclude – matrimoniale e sessuale, in un’epoca di grandi cambiamenti e trasformazioni, si aprono una serie di nodi teorici. Il compito che si prospetta è pensare tali questioni, senza paura e con parresia, consapevoli dei possibili passi falsi e dei differenti modelli teologici, ma senza perdere la fiducia che il Signore conduce la sua Chiesa nella fedeltà al dono della verità ricevuta”.