Yemen: Courbillon (Msf), “tregua è sollievo per i civili ma resta tra le peggiori crisi umanitarie al mondo”

(foto: Medici senza frontiere)

“È ancora troppo presto per vedere i risultati della tregua iniziata ad aprile. Certo, non ci sono attacchi e bombardamenti, e questo è un sollievo per i civili, ma la precarietà della vita rimane. Per il momento non vediamo un miglioramento tangibile e le prospettive per il 2022 non sono molto rosee perché mancano i fondi”. Lo dice in una intervista al Sir Thomas Courbillon, capo missione di Medici senza frontiere in Yemen. Nel Paese in guerra da 7 anni è stata decisa per la prima volta una tregua fino a fine maggio. Dopo le grosse difficoltà dello scorso anno, solo da poco Medici senza frontiere riesce a far entrare nel Paese container di medicine e materiali per la logistica provenienti dai loro magazzini in Francia e Belgio. La riduzione dei fondi ha avuto un forte impatto anche sul settore sanitario. “Abbiamo dovuto cessare il sostegno alla medicina di base per focalizzarci sugli ospedali – racconta -. Oggi molti centri di salute sono chiusi. La popolazione ha più difficoltà nell’accesso alle cure perché non può spostarsi a causa della carenza di benzina e di risorse economiche. I pronto soccorso degli ospedali sono congestionati, i pazienti arrivano in ritardo e con più complicazioni: patologie che potrebbero essere trattate facilmente richiedono più trattamenti e ospedalizzazioni. Ma senza fondi non si possono aumentare né i posti letto, né il personale sanitario”. A pagare il prezzo più alto, come in ogni conflitto, sono sempre i civili e le categorie più fragili: donne, bambini e persone anziane. “All’ospedale di Abs che sosteniamo da anni – dice – constatiamo grossi problemi di malnutrizione infantile, perché le famiglie hanno difficoltà a reperire cibo”. Ad Abs gran parte della popolazione, soprattutto gli sfollati, dipende dalle organizzazioni umanitarie per i beni di prima necessità. Hanno bisogno di protezione, assistenza, rifugi, nutrizione, supporto psicologico, aiuti sanitari. Anche l’educazione, prosegue Courbillon, “oggi non è più al centro delle priorità. Tantissimi bambini non vanno a scuola per i problemi di trasporto e per la disoccupazione. I docenti non sono pagati per la mancanza di fondi, quindi cercano altri lavori”. Courbillon concorda sul fatto che il rispetto della tregua sia “un segnale di apertura da seguire molto attentamente. Vuol dire che le parti si parlano e sono in contatto. Vediamo cosa accadrà le prossime settimane e mesi”. L’organizzazione medico-umanitaria è presente in 12 ospedali e 14 centri di salute, con 2.700 operatori, tra cui un centinaio di personale espatriato.

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