Si sono ritrovati a Malta, per la prima volta dopo la pandemia, 20 delegati per la catechesi delle Conferenze episcopali europee. Per tre giorni, spiega una nota pubblicata sul sito dell’arcidiocesi maltese, hanno discusso “del ministero del catechista e del ruolo importante nel mondo di oggi per portare la Buona novella”. L’evento è stato organizzato dalla sezione Catechesi del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) in collaborazione con la Conferenza episcopale maltese. È “emersa la bellezza della Chiesa cattolica nella sua diversità in Europa e le diverse modalità con cui la Parola viene concretamente trasmessa in questi Paesi”. Le riflessioni hanno avuto al centro il motu proprio di Papa Francesco “Antiquum Ministerium”. Tra i delegati c’era anche una suora dall’Ucraina “che ha testimoniato come la fede cristiana stia aiutando le persone in questo momento difficile della loro storia”. Utile lo scambio sulle “buone pratiche”, al di là delle diversità ecclesiali e culturali. Intervenendo sul tema “il catechista alla luce della sinodalità”, il vescovo di Gozo, mons. Anton Teuma, ha illustrato come “la catechesi non sia solo una formazione intellettuale, ma una formazione completa che le persone ricevono all’interno della comunità cristiana”, un cammino “costruito insieme a momenti di vita liturgica e di opere caritative”. All’incontro ha partecipato anche un rappresentante della Pontificia Commissione per la nuova evangelizzazione, insieme ai delegati di Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Finlandia, Germania, Irlanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Ucraina, Ungheria e Svezia.